“Avevo scritto Dieci piccoli indiani perché ero rimasta affascinata dai problemi che mi poneva. Dieci persone dovevano morire senza che la cosa diventasse ridicola o l’assassino fosse troppo facilmente identificabile. Il libro, nato da una lunga fase di elaborazione, mi riempì di soddisfazione. Era chiaro, lineare e al tempo stesso sconcertante, tanto che, nonostante fosse retto da una logica ferrea, dovetti aggiungere un epilogo per spiegare come si erano svolti i fatti”. Così Agatha Christie, nell’autobiografia La mia vita (pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori), spiega la non facile genesi creativa del suo celebre romanzo, la cui atmosfera in crescendo di sospetti, inquietudine e insicurezza si può ora rivivere anche in un videogame per computer: Agatha Christie - E non ne rimase nessuno, traduzione interattiva firmata Awe Games per l’editore The Adventure Company (distribuito in Italia da Atari). Un gioco che riesce bene a riproporre il clima di inesorabile annientamento che si insinua negli ospiti della villa solitaria, pur concedendosi varie libertà rispetto al romanzo. Del resto, la stessa Christie nell’adattamento teatrale del libro aveva dovuto cambiare il finale. Si legge ancora nell’autobiografia: “Cominciai a pensare che mi sarebbe piaciuto ridurlo per la scena. Così, di primo acchito mi sembrava impossibile, visto che non restava nessuno a raccontare la storia. Ma mi resi conto che, con un’unica modificazione di fondo, l’obiettivo poteva essere raggiunto. Bisognava che due personaggi, dimostratisi innocenti, riunendo i loro sforzi riuscissero a salvarsi. Anche se diversa rispetto al libro, questa soluzione non era contraria alla filastrocca originale dei Dieci piccoli negretti che termina con il verso ‹‹Si sposò e non ne rimase nessuno››”. Gli autori del videogioco hanno invece dovuto affrontare il problema di creare un personaggio oltre ai dieci protagonisti del romanzo, personaggio con il quale si identifica il giocatore, osservando dall’esterno gli avvenimenti e conducendo una sua personale inchiesta per arrivare alla verità. Da notare come le varie versioni cinematografiche di Dieci piccoli indiani abbiano a loro volta proposto modifiche e novità rispetto al giallo della Christie e alcuni di questi aspetti sembrano essere stati ben presenti nella mente di chi ha curato la trasposizione videoludica. Una prima curiosità che balza all’occhio è il titolo, E non ne rimase nessuno, simile a quello della prima traduzione italiana ( ... E poi non rimase nessuno, Giallo Mondadori del 1946) a sua volta derivato dall’edizione americana del 1940 che in copertina riportava ... And Then There Were None. Il titolo originale inglese era Ten Little Niggers (Dieci piccoli negretti), con riferimento al testo della filastrocca per bambini, sinistro filo conduttore della catena di delitti. Negli Stati Uniti i “negretti” vennero però trasformati in “indiani” e i Ten Little Indians divennero in libreria in Italia Dieci piccoli indiani, dal 1977 in poi. Nel videogioco ci si trova di fronte a un’ulteriore variante: Dieci piccoli marinai, pretesto per alcune considerazioni sui precedenti proprietari della villa. La stessa isola, dove si trovano loro malgrado confinati gli ospiti, da Nigger Island viene ribattezzata Isola dei Naufragi; il generale Macarthur di cognome fa Mackenzie; l’ex poliziotto Blore ha qualche scheletro nell’armadio in più da farsi perdonare; la temibile filastrocca non si trova in ciascuna camera della signorile abitazione ma soltanto sopra il camino del soggiorno; alcuni personaggi rivelano un’inaspettata doppia personalità. Inoltre (ma lo si era già visto al cinema) prendono corpo quei vaghi accenni ai misteriosi acquirenti dell’isola, che nel libro occupano solo poche righe. Dunque, ciò che si legge nel classico della Christie lo si ritrova pressoché tutto nel videogioco, con l’aggiunta di capitoli, variazioni su diversi “inquilini” della villa e divagazioni sulle funzioni e le attività celate nella solitudine di quell’angolo sperduto di mondo, mentre una guerra incombe e gli otto invitati, insieme ai due domestici, si ritrovano accusati da una voce misteriosa di omicidi commessi in modo tale da non essere perseguibili dalla legge. L’avvio, fedele alla pagina scritta, ci presenta gli ospiti in arrivo da varie località, diretti a Sticklehaven. Qui l’incontro con il giovane Fred Narracott, che dovrebbe in teoria unicamente traghettarli a destinazione sull’isola, ma si ritroverà invischiato (e non solo per caso) in un puzzle complicato. Interamente in italiano, l’avventura grafica punta e clicca (accessibile anche a chi ha poca dimestichezza coi videogame per PC) ha il pregio di portare il giocatore dentro all’ambiente claustrofobico e senza via di scampo avvertibile nel libro. Rispetto a questo perde però un po’ di quelle chiarezza e linearità evocate dalla stessa Christie. A chi non avesse ancora letto il romanzo, può peraltro suscitare la curiosità di avvicinarsi a una delle più fortunate opere della regina del giallo. Quattro i finali alternativi previsti nel gioco, sul cui menu aleggia un funesto cappio oscillante nel vuoto, che avrà un ruolo nella conclusione della vicenda, seppur diverso da quello ideato dalla scrittrice. Anche quest’ultimo epilogo sarà comunque a disposizione del giocatore, al termine di una vicenda non priva di sorprese pure per i tanti che già conoscono la storia delle dieci statuine e del loro graduale soccombere di fronte a un invisibile, implacabile tribunale.