Il nome e cognome dell’autore di Sherlock Holmes e le ombre di Gubbio pubblicato da Hobby and Work 2006, mi ha praticamente invitato a dare vita al giochetto di parole del titolo.  Giochetto infantile? Lo so. Chiedo venia ma mi è venuto spontaneo. Anche perché di

Enrico Solito avevo già letto qualcosa e dunque potevo benissimo dire se era il solito Enrico o meno. Prima di svelare il mistero (che poi proprio mistero non è se nel titolo c’è Il Solito Enrico e dunque è pari pari uguale a quello di prima) vediamo che cosa ci va a fare Sherlock Holmes a Gubbio.

Siamo nel 1891. Si parte con il dottor Watson che parla, naturalmente, in prima persona. Tutto felice perché sta riscoprendo uno slancio di affettuoso trasporto per

la moglie. D’altra parte è arrivata la primavera e anche il dottore risente dei suoi benefici influssi. Vuole portarla nel miglior ristorante di Londra. La moglie ne rimane lusingata ma purtroppo non può. Deve andare a trovare un’amica che non vede da molto tempo e che l’ha invitata. Watson mette un po’ il broncio ma la moglie parte lo stesso. Parte ma non arriva. Almeno così sembra da un telegramma della suddetta amica che l’ha aspettata invano alla stazione. Il nostro dottore si agita, va a trovare a casa l’amico Holmes che non c’è. Allora corre a Scotland Yard dall’ispettore Lestrade per avere un aiuto. Qui arriva anche Holmes e tutti e due cercano di risolvere il mistero andando dall’amica della moglie di Watson. Che trovano fresca e giuliva. Un trucco per sviare Watson, o meglio, Holmes da Londra? Sembra proprio di sì perché nel frattempo è stato ucciso un ex sottufficiale di marina italiano che è appena arrivato in Inghilterra e che ha cercato di contattare proprio Holmes. Tralasciando altri particolari da una antica edizione dei Sonetti di Petrarca si arriva a Pier Luigi Neri da Gubbio che chiede il suo aiuto. Una specie di lupo fantasma terrorizza la sua città. Data la fama di grande detective solo Holmes può risolvere il mistero. Holmes e Watson partono per Gubbio. Qui vengono ospitati dallo stesso Neri che racconta i terribili episodi. Un intero gregge di pecore e lo stesso pastore sono stati uccisi da un lupo che non

ha lasciato tracce. Ogni tanto gli ululati del lupo si sentono in varie parti della città. Viene ucciso anche Albino Gennai un vecchio artigiano ebanista morto in strada con la gola squarciata e trascinato per diversi metri. In seguito ci saranno anche altri attacchi del mostro misterioso e ad uno di questi è presente lo stesso Watson. Sulla terrazza di fronte, mentre si sta svolgendo la festa popolare dei ceri, vede cadere un uomo colpito alla testa che si rivelerà essere un testimone chiave di una inchiesta del governo sul comportamento di alcuni pubblici ufficiali. Viene accusato il gruppo dei socialisti della città ma Holmes riesce a svelare il mistero di tutta quanta l’intricata vicenda compreso quello del Lupo. Nella quale Moriarty ci deve avere messo lo zampino…

Questo in sintesi (ma molto in sintesi) il succo della storia che è ricca di tanti altri episodi e di momenti particolarmente interessanti. Intanto abbiamo i due protagonisti principali inquadrati con le loro note caratteristiche, i loro tic e le loro manie. Holmes che snocciola una dietro l’altra le sue famose deduzioni (anche troppe), con i suoi momenti alti e bassi, con il suo violino, la sua conoscenza degli scacchi (sua l’osservazione sul “curioso meccanismo mentale” dei giocatori di scacchi mentre assiste alla partita tra Benelli e Permoli) e così via. Watson  amante delle comodità, del suo buon sigaro, del giornale inglese e, soprattutto, del suo sherry. In mancanza di meglio basta il Nebbiolo. Vi si trovano citazioni espresse o sottintese di altri libri, notazioni ironiche sugli italiani e gli inglesi, una conoscenza accuratissima della Londra di allora. Ma, soprattutto, un amore sconfinato per Gubbio, per questo luogo bellissimo e “bizzarro” insieme.

Perché, dunque, Il Solito Enrico del titolo? Ma perché ritrovo in questo libro lo stesso stile, la stessa garbata arguzia, la stessa fine ironia che fanno dei suoi libri una sana e piacevole lettura. Sia emozionale che intellettuale.

P.S.

Enrico Solito è un esperto del periodo storico di fine ottocento. Lo dimostra anche con il libro Delitti di regime di Aliberti editore 2006 scritto insieme a Ben Pastor.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it