Naturalmente appena ho visto con la coda dell’occhio questo Terra di Siena di  Pablo Echaurren, Fernandel 2007 (tra l’altro un Leggero di 157 pagine) non me lo sono lasciato scappare. Per due motivi: conoscevo già l’autore ( vi ricordate di “Bloody Art”?) ed ero curioso di vedere come aveva ambientato la storia a Siena, una città in cui ho vissuto per molti anni e che frequento tutt’ora abitando lontano ad un tiro di schioppo. Vediamone il contenuto.

“Ritorna Vanessa Tullera, questa volta nelle vesti di questore, un po’ meno mascolina di come era apparsa nel precedente Bloody Art (Fernandel 2006), ma sempre forte e determinata. In una Siena in subbuglio per l’attesa del Palio, l’ex commissaria Tollera, specializzata in crimini compiuti nel mondo dell’arte, si trova alle prese con l’inafferrabile responsabile di una serie di omicidi le cui modalità fanno pensare all’intervento di un vampiro assetato di sangue. Si ritroverà così a indagare in uno scenario popolato di personaggi altolocati, nobili annoiati, artisti consacrati e sinistre presenze. Accompagnata da un giornalista bizzarro e da un prete enigmatico, Vanessa si cala nelle pieghe di una città permeata da atmosfere gotiche. A corto di idee, fuorviata da una situazione abnorme e sfuggente, abbagliata da piste fasulle, mostrerà il suo proverbiale fiuto di segugio solo nell’ultimo inevitabile lampo di genio…”.

E veniamo alla nostra Vanessa Tullera per evidenziarne le caratteristiche già conosciute e i relativi cambiamenti. Prima descrizione “La sua zazzera di bionda naturale, arruffata a arte e scolpita di colpi di sole, rendeva ancor più grintosa la faccia dalla mascella squadrata e prominente. Il naso greco, diritto, affilato come una lama, gli conferiva un profilo di moneta, mentre sotto le sopracciglia folte, quasi senza soluzione di continuità, splendevano grandi occhi grigio acciaio, spietati. Indossava una maglia di cachemire beige a girocollo e calzoni di flanella marroni su semplici mocassini”. Fuma, anche un mezzo toscano se mancano le sigarette. E beve vino con piacere. Soprattutto se è un Brunello di Montalcino che la culla “In un piacevole torpore”. In lotta con la sua identità sessuale “Invece, guardandosi allo specchio, improvvisamente si rese conto che quella femminilità che aveva come scansata, messa in disparte, soffocata, ora riaffiorava prepotente. Lo notò con certo dispetto visto che aveva sempre privilegiato la prestanza fisica, il corpo atletico, le spalle quadrate, le cosce muscolose”. Ora si scopre attraente e rimane turbata. Anche da ciò che le fa scoprire don Lapo “No, tu non sei lesbica…è soltanto che disprezzi gli uomini”. In seguito verremo a sapere il perché di questo suo atteggiamento dovuto ad un abuso sessuale. Mai doma, sente rinascere dentro di sé “l’istinto della combattente, della cacciatrice, dell’inseguimento, del portare la preda allo sfinimento per poi azzannarla alla gola”. Quando si concentra passa l’indice sulla punta del naso. Per gli appostamenti calzoni di tela da lavoro, scarpe da jogging, giaccone per coprire l’immancabile Beretta. Si infuria, “ringhia” e si commuove al tempo stesso. Un certo cambiamento, non c’è che dire, che prelude a risvolti futuri interessanti.

Per quanto riguarda tutta la storia è indubbio un omaggio dello scrittore alla città: la vittoria di Montaperti, i falsi di Icilio Federico Joni, Siena come grande sogno incompiuto, il maiale di cinta, Dante, la beffa iscritta nell’anima della gente come la simpatia per la vittima della beffa, il Palio, la sala del Mappamondo, il “falso” di Guidoriccio da Fogliano, palazzo Bonsignori, il Cristo del Sodoma, Beccafumi, piazza del Campo, il Duomo ecc…Il giallo vero e proprio così così, tanto che l’autore se la cava dicendo che il segreto delle uccisioni è sepolto coi suoi custodi. Vittime e carnefici. Sul giallo vince

la sviolinata. Anche se sincera.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it