Non è mai banale, la scrittura di chi arriva al nocciolo del romanzo con la delicatezza di un Philip Marlowe e la forza di un bulldozer. E non è mai scontato l’incedere di una storia ambientata in una città troppo amata e per questo odiata, con due protagonisti troppo diversi e per questo uguali.

Salvo Toscano scrittore, un ossimoro lo è sempre stato, nel suo misto di talento e indolenza, di impegno sociale e di vitale leggerezza. E ne L’enigma Barabba, seonda puntata dopo “Ultimo appello” della saga dei fratelli Fabrizio e Roberto Corsaro lo dimostra con la forza trasbordante della sua penna sempre indecisa tra le due facce di una stessa medaglia. Fabrizio è sempre il giornalista d’assalto iperattivo, Roberto l’avvocato pacato, casa e chiesa. Ma nella vita si cresce. Le vecchie ferite tornano a galla. E noi lettori rimaniamo con gli occhi sbarrati a vedere l’uomo disperato che è diventato il nostro cronista preferito, femminaro e impenitente, quel Fabrizio Corsaro sempre ironico e gaudente che senza timore di smentita si potrebbe definire il carattere più riuscito degli ultimi anni di giallistica siciliana. E nello stesso tempo, ormai anche noi in bilico sul crinale dell’indecisione, rimaniamo sollevati a vedere come quel Roberto Corsaro che nel precedente libro appariva come una brutta copia del fratello tutta dedita alla famiglia e alla religione, senza chiaroscuri, senza ombre, sia adesso diventato un uomo vero, ipocondriaco sì, ancora, ma lucido, e smaliziato quanto basta.

L’equilibrio è raggiunto.

Anche i giovani scrittori cambiano, e maturano. E allora i piccoli difetti dell’opera prima vengono superati e divorati in un sol boccone quando i giochi si fanno duri, e quando il talento deve essere non più dimostrato, ma confermato. Un libro a tratti crudele, questo “L’enigma Barabba”, come può esserlo una storia che fa leva sulla religione, sulla sofferenza, sui traumi mai superati. Ma alleggerita e illuminata da una città che ha le palme, e il sole, e il mare… e un plotone di tossici, puttane, delinquenti terminali, sette misteriose. E ha anche l’odore acre dell’omicidio.

Un’anziana viene trovata uccisa, e la sua badante polacca, Magda, accusata del delitto, è sparita. In un casolare, isolato in campagna, una macabra scoperta; un sacerdote, un “parrino giusto”, di quelli che si sporcano le mani, che salvano i quartieri, è stato crocifisso come Gesù.

Due omicidi e due storie parallele, doppie come è doppia la voce narrante dei due fratelli. Roberto in attesa spasmodica di diventare papà, Fabrizio in preda all’insonnia e alla sofferenza esistenziale. Entrambi affrontano il caso, l’uno come avvocato della sorella di Magda, l’altro come cronista. E tra sette degli Esseni e frammenti di Qram, Salvo Toscano con l’abilità di un giocoliere dribbla le banalità e il “già visto”, e ci conduce per mano verso un finale sorprendente e inaspettato attraverso storie di vita vissuta, sempre. Regalandoci l’ennesima figura memorabile che risponde al nome di vicequestore Fisichella, che ha il piglio dello sbirro destinato a diventare protagonista, senza nulla da invidiare a poliziotti di carta ben più famosi. E quando nelle ultime pagine Fabrizio Corsaro si trova davanti a un tradimento di quelli che fanno male al cuore e non fanno dormire, noi stiamo male con lui e soffriamo. Perché un libro non è solo storia da leggere, pagine da sudare, ore buttate; è qualcosa di più. Per questo motivo, e per molti altri, aspettiamo un altro romanzo, il prossimo.

Salvo Toscano

L’enigma Barabba

Dario Flaccovio Editore

Euro 13,00

Pagg. 223