Arriva il momento della maturità, per gli scrittori. Il momento in cui possono cambiare tutto rimanendo sé stessi. L’attimo in cui possono abbandonare l’ambientazione abituale, la Sicilia della vita, e raccontare una storia ambientata a Milano e nel suo hinterland, senza per questo lasciare ai lettori l’amaro in bocca e la nostalgia negli occhi.

E’ quello che fa Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore, nato a Milano nel 1964 da genitori originari della Racalmuto di Sciascia, tornato a crescere in Sicilia, e poi emigrato a lavorare a  Roma. Un nomade. Che adesso torna in libreria, dopo il successo dei precedenti romanzi-  da “La congiura dei loquaci” a “La volata di Calò” passando per “La ferita di Vishinskij” e il bellissimo “Gli uomini che non si voltano”, tutti pubblicati da Sellerio-, con il sorprendente “Uno per tutti”, ancora per il sofisticato editore palermitano. Storia di amicizia, come spesso ama fare Savatteri. Storia di vigliaccheria di bambini e coraggio di uomini, vite sperdute nell’hinterland delle grandi città, alla soglia dei quarant’anni.

Giorgio Cannistraro, uno dei protagonisti,  riceve una lettera da un vecchio amico d’infanzia, Gil. E’ una richiesta d’aiuto, urgente.

Il salto dal passato al presente è continuo, nel romanzo. Giorgio, Gil, Bertuccio, Vinz e Pendolino sono cresciuti assieme, a Satellite, paese di periferia di una grande città che è Milano. Gli anni sono quelli del miracolo economico, gli anni del baby boom e delle case di emigranti che si riempiono poco a poco di elettrodomestici. I ragazzi sono una banda, e l’epigrafe iniziale del libro ci fa capire subito quanto l’Autore abbia amato “I ragazzi della via Pàl”.

Giorgio, ormai trasferitosi a Roma, legge la lettera e parte per Milano seguendo il messaggio d’aiuto del vecchio amico. E lì si accorge che Gil –ma cosa è diventato, forse un balordo, forse un criminale- ha chiamato pure tutti gli altri compagni. Quasi tutti, in verità. Si ritrovano, uno è un poliziotto, l’altro fa la bella vita; Giorgio è uno scrittore. Prende il via una notte senza regole sul filo del ricordo. Una notte che li ritrova diversi eppure uguali, uniti eppure separati da un vecchio segreto. Lo stesso segreto che diventa la molla imprendibile e impazzita che porterà i quattro amici a fare a botte, a urlare, a distruggersi di nostalgia e a fare l’alba che sarà –forse- migliore. E tra miriadi di citazioni sul confine dell’amarcord, dal pallone Santos all’amaro 18  Isolabella, in un’atmosfera ricostruita perfettamente da una penna quasi magica, Savatteri ci conduce a occhi chiusi in un mondo che sembra lontanissimo e quasi inesistente. La Milano piena di speranza e viva di contestazione dei primi anni Settanta non esiste più, ora è livida e popolata da spettri. E quando i quattro amici si ritrovano a girare in macchina intorno all’aeroporto di Linate, dove il rombo degli airbus fa perdere le parole nell’aria, e dove gli alberghi celano i segreti inconfessabili dietro tende automatiche, capiscono che niente sarà più come prima, mai. E allora il giallo si svela in poche pagine e arriva alla fine con più di un colpo di scena. Il segreto della banda, che pesa sulle spalle di Gil. Una pistola, un gioco da ragazzi. Tanti anni dopo, un amico che non ti volta le spalle.

Lo stile è eleganza pura. Non una parola di troppo, non un ricordo sbiadito. Ricostruzione perfetta di un’epoca incredibile.

E ai lettori che non possono ricordare l’amaro 18 resta un rimpianto e una sensazione di incomprensione; allora vorremmo esserci anche noi, sul treno che arriva a Milano sotto la pioggia e che porta un uomo alla resa dei conti.

 

Uno per tutti

Gaetano Savatteri

Sellerio editore

168 Pagg

12 euro