Per chi ancora non lo sapesse (penso in molti) sono stato un discreto giocatore di scacchi. Per essere più precisi un Maestro  per corrispondenza chiamato addirittura a difendere i colori della Nazionale A. Non avendo ricevuto in dono dalla dea bendata nemmeno una scintilla di genio, mi sono dovuto fare un mazzo così (sangue, sudore e lacrime), per arrivare a certi traguardi. Potete dunque immaginarvi il mio disappunto (leggi incazzatura) quando, scartabellando tra i miei gialletti, ho trovato il professor Augustus S.F.X. Van Dusen (non chiedetemi la spiegazione  delle lettere puntate) meglio conosciuto come la “Macchina Pensante” di Jacques Futrelle che con la sola forza della logica riuscì a battere a scacchi un campione che aveva dedicato tutta la sua vita a studiarli (cfr.”Il problema della cella n°13”, Polillo 2002). Una rabbia!

Oggi me lo ritrovo ancora una volta davanti in La casa fantasma del già citato Futrelle, scritto insieme alla moglie May e pubblicato sempre dalla Polillo 2008.Trattasi di un lungo racconto composto dalla lettura di un manoscritto (May) e dalla risoluzione del problema da parte della Macchina Pensante (Jacques). Praticamente il ricordo di una brutta avventura.

In poche parole. E’ notte. Un uomo si dirige con la macchina verso Millen. Manca la benzina. Si ferma ad un emporio di campagna. Riesce ad averla pagando il doppio del prezzo (nihil novi sub sole). Però non trova la strada giusta. C’è una biforcazione non segnata sulla carta stradale. Intanto scoppia un temporale coi fiocchi (un classico). Si perde. Sente delle urla, vede una figura bianca fluttuante, trova una fattoria. Entra, c’è un vecchio dalla barba grigia che non risponde alle sue domande, trova “un piccolo, strano idolo di avorio, seduto sui calcagni che sogghignava”, di nuovo un grido terribile e poi le fiamme che avvolgono la casa. Esce  di corsa, sale in macchina, poi cade svenuto. Praticamente impazzisce. Che cosa gli è successo?

La spiegazione verrà data da quel cervellone di Van Dusen. Ma bando alle ciance. Il racconto è bene organizzato e ricco di mistero e tensione con tutti (o quasi) i tasselli che piano piano vengono messi al loro posto. E occhio all’idolo…

Jacques Futrelle ebbe una breve vita. Morì a soli 37 anni durante l’affondamento del Titanic il 10 aprile 1912. “L’ultima immagine che May conservò del marito fu in piedi, sul ponte già inclinato della nave, mentre fumava una sigaretta insieme a John J. Astor, il proprietario dell’Hotel Waldorf Astoria di New York”. In compenso la moglie se ne è volata via a 91 anni suonati.

 

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