Nella Introduzione Stefano Di Marino lo dichiara apertamente “Questa antologia nasce con l’intento di rinnovare una tradizione thriller italiana, quella sviluppata tra gli anni ’60 e ’80 ma non esaurita in tale ventennio. E’ mia opinione che le vere radici del thriller anche letterario di questi ultimi anni risiedano nella cinematografia più che nella letteratura”.  E dunque Il mio vizio è una stanza chiusa di A.A.V.V., Mondadori 2009, curata da Stefano con: Arona, Baraldi, Basilico, Cappi, Colombo, Di Marino, Fogli, Salvatori, Teodorani.

Letteratura e film mischiati insieme a costituire una miscela esplosiva. Con Bava, Questi, Lenzi, Fulci, Martino, Argento e via di seguito ed i nostri moschettieri a tirar di scherma sulla carta, prendendo spunto da certi capolavori che mi hanno riportato di colpo alla mia non-beata gioventù (mai una lira in tasca!). Esaminare i racconti uno per uno non mi sembra il caso. Mi verrebbe fuori un elenco sciapito che non sa di nulla. E poi sono del Toro e dunque soggiogato dalla pigrizia. Preferisco un discorso in generale schietto e sincero infiocchettato con i miei limiti di lettore. Che sono poi quelli di una lettura moderatamente forte e raziocinante.

Ma quando si va giù nel fondo, giù nell’abisso dell’animo umano c’è poco da moderare e raziocinare. E qui ci si va, eccome. Il sogno, la paura, l’allucinazione, l’ossessione, la pazzia sono gli ingredienti necessari e insostituibili per dare vita a storie che ci prendono e ci sbattono al muro. Insieme alle violenze fatte e subite, al passato che riemerge terribile nel presente, al senso smarrito di solitudine, al lavorio sordo della gelosia e al grido lacerante della vendetta. O alla semplice imitazione di fotogrammi già visti. E sesso e morte. E sesso e morte. E sesso e morte. Non manca, il dubbio, il rovello, la scintilla improvvisa, la scoperta della verità, lo scontro finale. Ombre, fantasmi che lievitano nel buio, passi che rincorrono, corpi che volano dall’alto, la lama che brilla, lo sparo che acceca.

E fra tutto questo odio, fra tutto questo macello di sangue e sperma c’è pure lo spazio per qualche riflessione, sulla donna e sull’uomo, sul mondo che ci circonda. C’è qualche piccolo spazio per qualche lacrima. E, se non sbaglio, anche per un pizzico di ironia.

Potenza creativa unita alla tecnica. Tecnica speciale, tecnica al massimo livello, con ritmo spesso singhiozzante, la frase piccola e veloce, la frase in corsivo, l’illuminazione del flash back che colpisce gli occhi e la mente. Magari ripetitiva in certi racconti e anche un poco iperbolica, così come qualche spunto tematico.  Ma nessuno è perfetto come diceva quel tizio di quel film. Buono-Ottimo.

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