La morte segue i magi di Hans Tuzzi, Bollati Boringhieri 2009.

Poliziesco colto e raffinato questo di Hans Tuzzi. Infiorettato di citazioni culturali che spaziano dalla storia alla filosofia, dalla poesia all’arte e via discorrendo. Si impara un sacco di cose. Soprattutto sui falsi e falsari nella pittura. Le tecniche per imbrogliare e quelle per scoprire l’imbroglione. Anche perché chi ci rimette la buccia è proprio un restauratore, ex falsario superdotato e circonciso (c’è anche questo).

Ad indagare il quarantenne vicequestore Norberto Melis che assiste per caso ad una conversazione in una trattoria tra una signora e il futuro morto. Ammazzato, si capisce “tra i ratti e le papere di parco Sempione”. Vice questore tutto d’un pezzo questo Melis con la sua bella pipa olandese, il cane Kim e la compagna di vita Fiorenza Giorgi alle prese con una questione di carattere editoriale e con il suo matrimonio che traballa (troppo impegnati tutti e due).

Dunque, dicevo, un contrabbando di falsi e opere rubate insieme alla caccia ad un pericoloso latitante ed il contorno ben equilibrato di poliziotti e superiori con le loro particolari caratteristiche fisiche (c’è un giudice donna brutta da morire) e spirituali.

Naturalmente la mano assassina non si ferma al primo obiettivo ma ne persegue altri come si addice ad un giallo che si rispetti. E l’indagine del nostro Melis va avanti insieme ai ricordi, ai dubbi, alle incertezze, alle riflessioni, alla Milano diventata “brutta” e alla società di oggi “ignorante e cinica, arrogante e disonesta”. Pensieri e riflessioni che possono nascere all’improvviso durante una passeggiata con il cane e l’incontro con un porcospino. Scontro finale e relativa spiegazione insomma, come dire, così e così.

Prosa ariosa che spazia dall’esterno all’interno dei personaggi e degli ambienti. Fresca e soffusa di humour. Colta, dicevo all’inizio, ricca di citazioni. Di cui, in parte, si poteva fare anche a meno.

 

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