Omicidio nella lana di Ngaio Marsh, Mondadori 2009.

 “Nuova Zelanda 1942. Cosa mai potrà esserci di pericoloso in un allevamento di pecore? Per esempio un brutale omicidio, quello di Florence Rubrick, facoltosa allevatrice e membro del Parlamento, prima misteriosamente scomparsa e quindi ritrovata cadavere in una balla di lana. Il marito la segue a ruota poco tempo dopo. Ufficialmente: complicazioni di una malattia cardiaca cronica…”.

E qui allora, sull’altopiano di Mount Moon, ci vuole la polizia, più precisamente l’ispettore di Scotland Yard Roderick Alleyn che si mette subito all’opera, ascoltando le testimonianze di chi era stato con lei l’ultima volta, prima che sparisse da viva e ricomparisse morta stecchita in un posto alquanto singolare. Standosene in disparte senza troppi interventi “Preferisco conservare la posizione di chi viene messo davanti alla massa indiscriminata di cianfrusaglie in vendita da un rigattiere, restando libero di selezionare, scegliere o scartare” (120). E la massa c’è insieme alle cianfrusaglie che ognuno dice la sua e dipinge la signora Rubrick in maniera diversa e nello stesso tempo mette in luce la propria personalità. Un intreccio di ricordi, esperienze, rapporti, emozioni che si vanno ad aggiungere e a mischiare con una storia di spionaggio riguardo ad una spoletta per proiettili antiaerei. Insieme a tutti gli elementi che concorrono a formulare ipotesi per l’individuazione dell’assassino: un fermaglio di brillanti perso, qualcuno che esce di notte, un battitappeto con briciole di lana, sparizione di un uncino, un innamoramento pericoloso, strane emicranie, una musica che suona di continuo, bugie, mezze verità e via di seguito fino al tranello finale e spiegazione di tutto l’ambaradan mediante lettera all’ispettore Fox.

Lavoro egregiamente organizzato, di ampio respiro, efficace nella delineazione dei personaggi e delle loro psicologie.

Bello ma un po’ lungagnoso che per farmi del tutto contento ce ne vuole.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it