Si sa, leggendo gli storici antichi, che la nascita dei grandi uomini è stata preceduta spesso da incredibili presagi: comete che appaiono improvvise nel cielo, templi che bruciano, fulmini che entrano nel grembo delle spose (anche serpenti a dire la verità) o addirittura il sole che ne esce, dal grembo prediletto, voglio dire.

La mia venuta alla luce fu annunciata da altrettanti straordinari segni premonitori. La gatta della sora Gina fu vista intrecciare una relazione innaturale con un topo di fogna, una giovane signora rimase miracolosamente incinta con il marito lontano (andava regolarmente in chiesa), e quel giorno benedetto tutti i lavoratori chiusero le braccia e fecero festa (che fosse il primo maggio è pura casualità).

Si dice poi che uscissi fuori, non con la solita belata liberatoria, ma con una serie di pernacchie che mi fruttarono i primi sculaccioni dalla infermiera stizzita per la mia puerile strafottenza. La vita di paese non fece che rinforzare le mie doti innate. Provatevi a vivere in un luogo dove la presa per il culo è all’ordine del giorno, e poi ditemi se volete morire di facce paonazze o rendere pan per focaccia. Io resi il pane, la focaccia e pure un bicchiere di vino tanto per non sembrare tirchio. 

Sono cresciuto a poppate di Orazio, Marziale, Persio, Giovenale e degli altri autori satirici greci e latini che misero alla berlina gli aspetti più degradati e degradanti della società, come i rampolli debosciati dell’aristocrazia, le notti brave delle matrone romane, la spocchia dei liberti arricchiti fino ai semplici personaggi di ogni giorno colti nei loro ridicoli aspetti.

Uso la parola “satira” a sproposito che i miei cacarelli di pecora niente hanno a che fare con la cloaca massima dei grandi scrittori. Così, tanto per intenderci e non essere io stesso oggetto di sacrosanti sberleffi.

Le prime vittime furono gli insegnanti e gli amici che ridevano a crepapelle (gli amici, gli insegnanti un po’ meno…) delle cazzate varie tirate fuori nelle occasioni più disparate. Poi mi sono “allargato”, come si dice, al mondo circostante accorgendomi che il “mestiere” di “satiro” non è per niente facile e degno di essere intrapreso, sia che si intenda come facitor di satire (perché no?), che di ammaliator di giovinette. In ogni caso pochi consensi, molti dissensi, due o tre applausi e una trenata di fischi. Far ridere di sé e dei propri tic è un’impresa ardua come convincere Berlusconi ad aprire la porta di un tribunale.

Dagli insegnanti agli amici, dagli amici al mondo che ci circonda, dicevo, fino ad approdare sulle rive del giallo. E qui ho trovato pane per i miei denti. Voglio dire un bel po’ di roba da buttare all’aria: le interviste con la domanda sul fatidico cassetto che non è mai vuoto (li mortacci!); i commenti in copertina (tutti novelli Conan Doyle, tutte novelle Agatha Christie); i ringraziamenti nelle ultime pagine lunghe come la lista della spesa e ci si trova pure ringraziati il cagnolino, il gattino e la donna delle pulizie; la corsa alla disgrazia da tenere almeno una mano perennemente nelle parti non soleggiate; l’inflazione delle etichette che non se può più e non ci si capisce un tubo e quelle dei premi ormai dispensati anche ai semafori; le recensioni gonfiate più o meno di proposito con l’amico scrittore che te la fo io e poi me la fai tu e vedrai come ci si diverte; il tuttologo che sa tutto, scrive di tutto e magari non ci capisce niente; il malloppone che cresce a dismisura fino a scoppiare e via e via e via.

A volte esagero, uso (volutamente) una sfottitura goliardica terra terra che mi fa sembrare pure cattivo da allocco che sono, e mi immagino la voglia di molti di vedermi morto ammazzato.

Ma io vado avanti così perché credo fermamente nel sorriso anche come scudo alle botte della vita (quante ne ho prese…). E poi tra il morire ammazzato ora, o lo schiattare in modo naturale tra qualche minuto, non è che ci sia gran differenza.

Un affettuoso saluto e un ringraziamento particolare a Luigi Pachì che ha pubblicato tutte le mie “satirette” senza alcun tipo di censura anche quando, magari, ce ne sarebbe stato bisogno.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it

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