Ancora un giallo di grande interesse che la Giano invia in libreria. Si tratta del romanzo  Non si deve morire due volte (No hay que morir dos veces, 2009) scritto da Francisco Gonzales Ledesma. Un autore che nel nostro paese si è conquistato un largo seguito di fedeli lettori con romanzi come Mistero di strada, Storia di un dio di marciapiede, La dama del Kashmir tutti editi da Giano e Cinque donne e mezzo (Giunti, 2009).

Lo scrittore ci racconta una nuova e avvincente indagine dell’ispettore Mendez, un protagonista giustamente descritto da Giancarlo Cataldo come “il vecchio poliziotto, al quale tanti anni sulla strada non hanno ancora estirpato dal cuore la ribalda innocenza del ragazzino che sognava di salvare il mondo da se stesso”.

I romanzi di Ledesma sono sempre interessanti e avvincenti e anche il presente muove da una rapida successione di scene, storie diverse che a poco a poco mostrano il filo comune che le sorregge e svelano gradualmente, per il piacere di chi segue la storia, il disegno criminoso cui appartengono.

Sin dalle prime pagine compaiono i vari protagonisti e le varie situazioni che apparentemente nulla le accomuna, ma lo scettico e smaliziato ispettore Mendez vede invece un disegno unico e capisce che un unico filo unisce le varie situazioni.

L’autore:

Francisco Gonzàlez Ledesma è nato a Bar­cellona nel 1927. A ventun anni ha vinto il Premio Internazionale per il Romanzo con Tiempo de venganza assegnato da una giuria in cui erano presenti Somerset Maugham e Walter Starkie. Durante il franchismo ha scritto una serie di romanzi, censurati dal regime, che gli hanno permesso di ottenere il Premio Pianeta e per ben due volte il Pre­mio Mystère per il migliore romanzo stra­niero pubblicato in Francia. Caporedattore di «La Vanguardia», ha scritto, tra l'altro, Cronica sentimental en rojo, Premio Pianeta 1984, e Soldados. Con lo pseudonimo di En-rique Moriel, ha scritto La ciudad sin tiempo. Tra le sue opere Mistero di strada (Giano 2008), Premio Novela Negra 2007, Storia di un dio da marciapiede (Giano 2009), La dama del Kashmir (Giano 2009).

la “quarta”:

La sposa ha venticinque anni ed è una ra­gazza bella soda. In più è alta e ha occhi quieti e profondi. L'abito di seta è uno dei più cari perché l'occasione lo richiede, seb­bene lei lo guardi con un'ombra di tristezza. Dà un'ultima occhiata allo specchio, poi al­l'ora stabilita si dirige verso il salone del­l'albergo in cui si trova. Al di là della porta, ecco gli invitati: gli uo­mini con il vestito grigio d'ordinanza, le si­gnore con abiti sgargianti da primavera. Lo sposo indossa una giacca severa. La cami­cia è fatta su misura e fascia impeccabil­mente il petto giovane e ampio. La cravatta è rigorosamente grigia. I pantaloni tagliati stretti, le scarpe nere. Tutto perfetto. Peccato che la sposa regga il bouquet con una mano sola, quando tutte lo tengono or­gogliosamente con due, e l'altra la tenga na­scosta dietro la schiena. Peccato, poi, che la muova all'improvviso e che tutti guardino solo il suo volto. Peccato, infine, che la gen­te non riesca nemmeno a gridare né a inter­rompere la musica.

Nella mano nascosta della sposa appare una pistola. Subito dopo una fiammata e, infine, la morte, assurda, insensata, affiora sulla fronte dello sposo. Cosi, con queste tragiche nozze, si apre il romanzo. Come accade sovente nelle in­chieste dell'ispettore Méndez, Ledesma muove da una rapida successione di scene, storie diverse che a poco a poco mostrano il filo comune che le sorregge e svelano il disegno criminoso cui appartengono. A ritmo serrato assistiamo nelle prime pa­gine al gesto apparentemente folle della sposa, alla presentazione di un killer che, appena uscito di prigione, riceve subito l'incarico di un altro delitto, all'entrata in scena di una bambina che vive isolata in

una casa dinanzi alla quale si fermano trop­pe macchine di lusso, alla comparsa di una delle figure più torbide mai uscite dalla penna di Gonzàlez Ledesma. Apparentemente nulla accomuna queste fi­gure e questi crimini. Ma non per lo scetti­co, disincantato, ironico ispettore Méndez. Méndez conosce gli abissi dell'animo uma­no e sa che un sottile filo unisce la signora Dalia, Conde, Gabri e l'adolescente Nadia, il filo scuro dell'epoca in cui viviamo, dove il denaro e il vizio hanno da tempo infran­to ogni barriera e sorpassato ogni limite.

Francisco Gonzales Ledesma, Non si deve morire due volte (No hay que morir dos veces, 2009)

Traduzione Paola Tomasinelli, Neri Pozza Editore/Giano, collana Nerogiano, pagg. 359, euro 17,50

ISBN 978-88-6251-071-4

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