Negli anni Ottanta la RAI si vide spodestare dal primato dell’intrattenimento televisivo per via dell’arrivo di canali privati straordinariamente attivi: l’arrivo di Canale5 nel 1980 e poi di Rete4 e Italia1 nell’82 riversò sugli spettatori un fiume inarrestabile di titoli dall’estero con cui la monolitica RAI non poteva proprio competere, a cominciare dall’esplosione iniziale dovuta al vasto successo dello sceneggiato Dallas.

Le emittenti nazionali non avevano le possibilità delle reti private, che potevano attingere velocemente ad un vasto bacino di offerte internazionali - cartoni animati giapponesi, telenovele sudamericane, serie TV nordamericane e via dicendo - e quindi l’unica possibilità era cercare di rinsaldare i propri punti di forza, fra cui quelli che un tempo venivano chiamati “romanzi gialli in TV”.

Mentre in quegli anni Ottanta sempre più il termine “telefilm” acquisiva il termine attuale di “serie TV”, la RAI volle idealmente sottolineare che quella strana parola spuria lei la usava già dagli anni Cinquanta per indicare quelli che oggi vengono chiamati “film televisivi” e che molto spesso all’epoca erano chiamati “romanzi in TV”: erano cioè rappresentazioni televisive di storie nate da libri.

Per controbattere ai prodotti delle reti private, la RAI volle iniziare il 1985 con un progetto in perfetta coerenza con il proprio stile: una serie di film televisivi francesi dal titolo “Serie Nera”.

        

L’anno precedente una grande co-produzione di Paesi europei - fra cui anche l’Italia - aveva dato vita al progetto Série noire: più di trenta film televisivi, interpretati da un esercito di attori più o meno noti, tratti da altrettanti romanzi polar, il celebre genere poliziesco “duro” tipico francese. Non romanzi scelti a caso, ovviamente, bensì provenienti dalla storica Série noire che l’altrettanto storica casa editrice Gallimard dedicava a questo genere letterario. Insomma, il meglio del meglio. «È un devoto omaggio a quel genere di “malavita” violento e romantico, cinico e sentimentale, beffardo e patetico, onirico e realistico, e di regola condizionato da un Fato crudele e sanguinario, che in Francia nel cinema e nella letteratura ha cominciato ad avere fortuna sin dall’inizio degli anni Trenta»: così ne parla il giornalista Ugo Buzzolan sulle pagine de “La Stampa” (2 gennaio 1985).

Visto però che il pubblico italiano è frastornato dagli echi di giochi a premi bongiorneschi, di telenovelas brasiliane, di sparatorie americane e di cartoni animati dagli occhi a mandorla, che i canali privati riversano in gran quantità sul piccolo schermo, la RAI si rende conto che è meglio andarci cauti: per il mercato nostrano compra e distribuisce solamente otto dei più di trenta titoli che invece co-produce in Francia, fra l’84 e il 1991. Visto che tutta l’operazione è scomparsa nel nulla già in fase di trasmissione, ci sentiamo di dire che è stata una scelta oculata.

L’essere tutti tratti da romanzi inediti in Italia, scritti da autori spesso totalmente ignoti, forse ha contribuito al pessimo successo dell’operazione; l’essere interpretati da attori sconosciuti agli spettatori italiani non ha in effetti aiutato; l’aver avuto un solo passaggio televisivo, sebbene in prima serata, e forse una replica diversi anni dopo non ha anche qui aiutato a ricordare l’operazione. Insomma, i motivi per cui “Serie Nera” è un’iniziativa dimenticata sono tanti: ci limitiamo qui a ricordare gli otto film televisivi, ricostruiti grazie all’aiuto dei giornali dell’epoca: unici testimoni del progetto.

             

1. L’ultimo colpo (J’ai bien l’honneur, 1984). Tratta dal romanzo omonimo del 1951 del belga Yvan Dailly (Série Noire n. 91, inedito in Italia), la storia racconta della fuga disperata di Mike Parker (Eddie Constantine) dal furto compiuto, con addosso la polizia mal disposta a lasciargliela passare liscia. Durante la fuga non sarà risparmiata alcuna violenza, ma l’incontro-scontro con una donna (Mylène Demongeot) cambierà per sempre la sua vita.

             

2. Nemico pubblico n. 2 (L’ennemi public n° 2, 1984) Tratta dal romanzo omonimo del 1982 di Gérard Lecas (Série Noire n. 1875, inedito in Italia), la storia racconta l’avventura di Antoine (Jean-François Stévenin), convinto che basti vestirsi ed atteggiarsi come uno di quei gangster visti al cinema per essere rispettato (e temuto) come tale. Antoine crede sia tutto facile e anzi vuole bruciare le tappe per diventare nemico pubblico numero 2, ma scoprirà che la vita non è un film.