Gli amanti italiani del giallo classico ben conoscono il dottor John Thorndyke, il geniale e prolifico personaggio di R. Austin Freeman. Il testimone muto (A Silent Witness, 1914), sesto episodio della saga del personaggio, è fra le sue vicende meno note, essendo il romanzo apparso in Italia nel 1975 (I Classici del Giallo n. 230) per poi ripresentarsi nel 1994 ne Il Giallo Economico Classico (n. 34) della Newton Compton: da allora scompare. Questo mese I Classici del Giallo Mondadori (n. 1332) ripresenta la storia per chi voglia trovare un vecchio amico: il geniale emulo di Sherlock Holmes.

     

Dalla quarta di copertina

Piove, un campanile suona la mezzanotte. Il dottor Jardine cerca riparo sotto una quercia durante la sua passeggiata notturna nella zona di Hampstead, e trova un cadavere. L’aspetto è quello di un sacerdote, impossibile dire a prima vista se sia stato assassinato. Di ritorno con la polizia, il medico deve però constatare che il morto si è inspiegabilmente volatilizzato. Tutto ciò che rimane sul posto è un reliquiario dorato con alcune iniziali incise. Qualche legame forse con la misteriosa cremazione di Septimus Maddock, la cui salma era stato uno dei pochi a esaminare, prima di subire un attentato? Troppo complicato e pericoloso per Jardine, che decide di ricorrere alle doti investigative dell’amico dottor Thorndyke. Perché solo il genio di uno scienziato potrà arrivare alla soluzione dell’enigma.

     

Ecco un estratto dall’incipit:

Mezzanotte! Era tempo che rincasassi. Inutile che aspettassi che la pioggia cessasse. Quello non era un acquazzone passeggero, e probabilmente sarebbe continuato a piovere fino al mattino. Riaccesi la pipa, mi rialzai il bavero e mi disposi ad affrontare la bufera. Feci un passo avanti e allora quella strana radice attrasse di nuovo il mio sguardo. Come assomigliava a un piede! Ed era strano che non l’avessi mai notata nelle mie innumerevoli passeggiate per quel viale.

Un’imperiosa, infantile curiosità m’indusse ad andare a vedere che cosa fosse realmente; m’incamminai in fretta. A dire il vero, prevedevo che, avvicinandomi, l’illusione svanisse, ma così non fu. La somiglianza con un piede umano divenne più evidente, a mano a mano che avanzavo, e io accelerai, spinto da qualcosa di più forte che non una semplice curiosità.

Era un piede! Me ne resi conto con sgomento, a qualche passo di distanza, e quando giunsi alla curva mi trovai davanti al corpo di un uomo che giaceva a terra; la strana posa rilassata del corpo, con una gamba ripiegata sotto, mi fece temere il peggio.

Posai le dita sul polso dell’uomo. Era freddo e viscido; non riscontrai neppure la più lontana parvenza di una pulsazione. Accesi un fiammifero e lo avvicinai alla faccia. Gli occhi erano spalancati e velati; sembravano fissare il cielo. Le pupille dilatate erano insensibili al bagliore del fiammifero, e l’occhio stesso era insensibile al contatto del mio dito.

Senza dubbio l’uomo era morto.

     

R. Austin Freeman (1862-1943), giallista britannico, dopo aver lavorato da giovane in una farmacia è diventato chirurgo, ha servito come medico nelle colonie africane ed è stato ufficiale sanitario, per poi prendere parte alla Grande Guerra. Si è dedicato parallelamente alla narrativa poliziesca, introducendo nell’indagine il metodo scientifico. È l’inventore della detective story “rovesciata”, nella quale il colpevole è noto e la suspense si focalizza sulla ricerca della soluzione. Il suo personaggio più popolare è il dottor John Thorndyke, investigatore forense protagonista di una lunga serie di romanzi e racconti.

     

Il testimone muto di R. Austin Freeman (I Classici del Giallo Mondadori n. 1332), 210 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Alberto Tedeschi