La nuova collana Delos Digital continua a proporre grandi iniziative ai lettori, e fra i grandi generi presi in considerazione non poteva mancare l’action al maschile. Sex Force, collana di romanzi brevi digitali curata e (per il momento) anche scritta da Stefano Di Marino, si propone come alternativa al fin troppo ampio panorama di romanzi a tinte forti al femminile. Il tutto ad un prezzo imbattibile: 0,99 euro!

Abbiamo incontrato l’autore – che dietro lo pseudonimo di Stephen Gunn da quasi vent’anni racconta su Segretissimo le avventure di Chance Renard il Professionista – per parlare di questa sua particolarissima iniziativa.

       

Il digitale ha fatto rinascere il pulp con tutti i suoi generi, anche quelli a tinte forti. Come nasce l’idea di “Sex Force”?

Sex Force nasce dall’osservazione del numero enorme di serie erotiche coniugate al “femminile” apparse in edicola e in digitale. Considerato che l’erotismo è fondamentalmente una questione di testa, di immaginazione, ho cercato di concepire una collana di storie dedicate a un pubblico maschile, basandomi sulla mia esperienza come narratore di spy story e come lettore di SAS. Qui l’erotismo ha sempre avuto una posizione dominante sia nelle trame che nel riscontro del pubblico. Un erotismo meno “di testa” di quello femminile ma non una sequenza di scene di sesso “nudo e crudo”. L’erotismo al maschile è il gusto della vita, dell’azione, delle macchine potenti, del pericolo, oltre alla pura e semplice seduzione. Sono nate così storie avvincenti, con una trama ben congeniata nella quale trovano spazio sia il sesso che l’azione.

       

L’obiezione più scontata è che si tratti di una collana di storie “maschiliste”: come rispondi?

No, come dicevo si tratta di interpretare l’erotismo in maniera differente da come viene svolto nelle varie saghe dirette a un pubblico femminile. Per dirla con le parole di un attore del cinema Hard: «Le donne vogliono, anche nelle situazioni di sesso più estremo, inserire il sentimento, mille problematiche psicologiche. Noi uomini siamo... più semplici. A volte basterebbe un sorriso e via, a letto. È quasi uno sport». E questo senza dare giudizi, ma la sessualità che emerge da Sex Force è così, vitale, vigorosa, adrenalinica ed è inscindibile dall’avventura.

       

Oltre al “titolare”, chi saranno gli altri autori che prenderanno parte al progetto?

All’inizio ho faticato a trovare collaboratori. Molti erano scettici, qualcuno ha svicolato adducendo che il genere non faceva per lui. Subito hanno risposto con entusiasmo Francesco Parizzolo che ha vinto un Premio Segretissimo per il racconto, ed è un grande lettore sia de Il Professionista che di SAS, e poi Romano De Marco che di fronte a una sfida del genere non si tira mai indietro. Adesso ho molte proposte, alcune delle quali eccellenti sotto il profilo dello svolgimento e anche delle trame. E, per dirla tutta, ci sono anche un paio di ragazze che si sono cimentate. Alcune con ottima aderenza a un format maschile: ne vedrete delle belle...

       

Da quasi vent’anni ti occupi di serialità nei romanzi del Professionista: come ti senti ad occuparti di storie seriali di formato molto più ridotto?

È stata una grande opportunità e ritengo che lo sia anche per chi collaborerà. È come lavorare su un serial televisivo che impone un format e dei tempi che sono piuttosto rigidi. Inoltre si lavora sulla serialità, con un concetto di continuity e di sviluppo dei personaggi. Lo spazio limitato di ogni racconto è anche utilissimo per asciugare la prosa, che è uno dei maggiori problemi dei narratori italiani di genere che tendono a infiocchettare troppo le loro storie con dettagli inutili, con l’idea di fare la bella pagina. Invece qui è la storia che devi raccontare. Con un linguaggio adeguato e non sciatto, ma non ridondante.

       

Molti grandi autori, del passato come del presente, hanno amato creare un universo narrativo in cui vari personaggi scorrono e si incontrano. Questo è anche il tuo obiettivo?

Sì, generalmente sì, anche se Sex Force per il momento almeno resta un universo a sé con serie che s’intersecano ma che non hanno legami per esempio con quello del Professionista. Ma è una bella tentazione far incontrare Amanda al Prof... non so se resisterò a non farlo.

       

A proposito del tuo “universo”, arriva in questi giorni in edicola il “Segretissimo” con la nuova avventura di Chance Renard: puoi anticiparci qualcosa?

La Triade di Shanghai (Segretissimo n. 1605), il Professionista di novembre ancora in edicola, è un romanzo importante per la serie. Ho impiegato il doppio del tempo abituale per scriverlo e porta in sé tutto quello che io e, mi auguro, i lettori amiamo del Professionista. Chance si trova in una situazione disperata, braccato dall’Inglese che non è certo morto sulle montagne dell’Himalaya e finisce per accettare una missione di infiltrazione ad alto rischio. Da qui parte una storia complessa piena di colpi di scena e ambientazioni differenti, c’è Gangland, ma anche la Parigi di Pietrafredda, poi un inedito paesaggio del deserto del Taklimakan, il “luogo dove non vive nulla” e poi Shanghai con le triadi, i servizi segreti che si contendono potere e denaro. E poi i ninja, la vecchia squadra con la Bimba e persino un inedito Gobbo... innamorato. ma c’è anche qualcosa di più, un filo diretto ma comprensibilissimo con uno dei miei primi romanzi, Lacrime di Drago. Chance incontra la figlia dei protagonisti di quella vicenda che era la storia del traffico di eroina dal ’49 agli anni ’90. Ma oggi la situazione è del tutto cambiata. Invece che l’eroina si spacciano metamfetamine. Insomma credo che una storia così non l’abbiate mai letta.