La vetturetta svoltò in una strada laterale, e prendemmo a salire lungo sentieri in cui nel corso dei secoli le ruote avevano inciso profondi solchi, e fiancheggiati ai due lati da alte sponde appesantite da muschio gocciolante e da felci carnose dette lingue cervine. Felceti ormai bronzei e rovi screziati scintillavano alla luce del sole che si inabissava. Seguitando a salire, oltrepassammo uno stretto ponte di granito e costeggiammo un torrente che scorreva, spumeggiante e tumultuoso, fra i massi grigi. Sia la strada sia il fiumiciattolo si snodavano attraverso una valle fittamente ricoperta di quercioli e abeti. A ogni svolta, Baskerville prorompeva in esclamazioni di contentezza, guardandosi attorno con entusiasmo e facendo innumerevoli domande. Ai suoi occhi tutto appariva bellissimo, ma per me una sfumatura di malinconia incombeva sul paesaggio, che recava segni evidenti dell’anno in declino. Foglie gialle tappezzavano i viottoli e ci turbinavano intorno al nostro passaggio. Il cigolio delle ruote si smorzava mentre avanzavamo fra cumuli di vegetazione putrescente – tristi doni, così mi sembrava, che la Natura poneva dinanzi alla carrozza su cui l’ultimo erede dei Baskerville tornava a casa.

- Ehi! – gridò il Dottor Mortimer. – Cos’è quello?

Un lembo scosceso di terra ricoperta d’erica, sorta di avamposto della brughiera, si stendeva davanti a noi. Sulla sommità, nitido come una statua equestre sul suo piedistallo, si stagliava un soldato a cavallo, rigido e scuro, col fucile imbracciato. Stava sorvegliando la strada su cui viaggiavamo.

- Cosa succede, Perkins? – chiese il Dottor Mortimer.

Il nostro conducente si girò per metà sul sedile.

- C’è un forzato che è evaso da Princetown, signore. Sono già tre giorni, e le guardie sorvegliano tutte le strade e tutte le stazioni, ma nessuno l’ha ancora avvistato. Agli agricoltori qui intorno non piace questa faccenda, si capisce.

- Eppure ricevono cinque sterline se sono in grado di dare informazioni.

- Sì, signore, ma la prospettiva di guadagnare cinque sterline è ben poca cosa rispetto alla probabilità di farsi tagliare la gola. Vede, costui non è un delinquente comune. E’ un uomo che non si ferma davanti a niente.

- Ma chi è?

- E’ Selden, l’assassino di Notting Hill.

Rammentavo bene quel caso, poiché Holmes se ne era interessato a causa della eccezionale ferocia del delitto e della brutalità insensata che aveva contraddistinto tutte le azioni dell’omicida. La commutazione della condanna a morte era stata dovuta al alcuni dubbi riguardanti la sua sanità mentale, tanto atroce era stata la sua condotta. Intanto, il nostro veicolo aveva raggiunto la vetta di un’altura, e davanti a noi si ergeva l’enorme distesa della brughiera, screziata di tumuli e picchi contorti e scoscesi. Soffiava da essa un vento freddo che ci fece rabbrividire. Da qualche parte, in quella landa desolata, si rintanava quest’uomo diabolico, appostato in chissà quale anfratto come una bestia feroce, il cuore gonfio di livore contro l’intera razza che lo aveva esiliato. Non mancava che questo per completare la lugubre suggestione di quell’arida desolazione, del vento gelido, del cielo che si stava oscurando. Persino Baskerville divenne silenzioso e si strinse nel soprabito.

Avevamo lasciato la campagna fertile alle nostre spalle e sotto di noi. Ora ci voltammo a guardarla, mentre i raggi obliqui del sole già basso trasformavano i ruscelli in strisce d’oro e brillavano sulla terra rossa, arata di recente, e sull’esteso groviglio dei boschi. Davanti a noi la strada si faceva più tetra e selvaggia, scavalcando enormi pendii rossicci e olivastri, cosparsi di massi giganteschi. Di quando in quando oltrepassavamo una casetta della brughiera, dai muri e dl tetto in pietra, senza rampicanti a movimentarne il rigido profilo. All’improvviso scorgemmo, più in basso, un avvallamento circolare tappezzato di querce e abeti striminziti che erano stati torti e piegati dalla furia di anni di tempeste. Due torri alte e sottili si innalzavano al di sopra degli alberi. Il cocchiere fece segno con la frusta.

- Baskerville Hall! - annunciò.

Il proprietario di questa era balzato in piedi e la stava fissando con le guance infiammate e gli occhi scintillanti. Pochi minuti più tardi avevamo raggiunto i cancelli della portineria, un labirinto di fantastiche decorazioni in ferro battuto, con pilastri consumati dalle intemperie su entrambi i lati, chiazzati di licheni e sormontati dalle teste di verro dei Baskerville. La portineria era un rudere di granito nero e di coste di travi scoperte, ma di fronte a essa c’era un edificio nuovo, costruito solo a metà, il primo frutto dell’oro sudafricano di Sir Charles.