Ferma ad un semaforo, in attesa che il giallo si tramutasse in rosso e quindi in verde, trasse dalla borsa un pacchetto di Davidoff, accese avidamente una sigaretta e tirò in rapida successione tre-quattro boccate. Poi al primo clacson, riavviò la sua Smart e si diresse al palazzo di via Marmidori. Gli alberi erano adorni delle luci intermittenti, che si rincorrevano e si vedevano bene, sempre che uno riesca a vedere in modo definito nel mezzo di una nebbia pesante come quella di quel sabato mattina. Alle 9,45 erano già per strada accattoni, e zingari; e babbi natale quanto meno improbabili nelle loro giacche tutte più o meno attinenti al personaggio, ma alcune più rosse e altre meno, chi più grosso chi più magro, ma tutti suonando trombette, tamburi e cornamuse, le annunciavano un Natale molto vicino. Era Santa Lucia quel giorno. Se non avesse avuto quell’appuntamento imprevisto, avrebbe adornato l’albero di natale, quella mattina! Pazienza. Ferma al portone, cercò le chiavi. Non le trovava. Stava quasi per ritornarsene indietro, ma il pensiero che qualcuno aspettava lei la trattenne. Poi la sua ricerca fu premiata, e la chiave del portone apparve stretta nelle sue dita.

Disse fra sé e sé se non fosse stato meglio aspettare il suo cliente fuori, ma il freddo pungente la fece desistere: del resto sapeva quale fosse il nominativo scritto sul citofono e si sarebbe fatto vivo all’occorrenza. Entrò nell’androne, entrò nell’ascensore di quel palazzo abitato solo al secondo piano e ancora in ristrutturazione, dopo due mesi di lavori urgenti. Si fermò al penultimo piano; poi aprì la porta dell’appartamento disabitato, ed entrò dirigendosi subito ad una grande finestra per aprirne le ante, sollevarne la tapparella, e far entrare un po’ d’aria in quella casa in cui si sentiva un vago odore di fumo di sigaretta.

2

Lui prese con sé quello che aveva raccolto: uno scalpello, una cordicella con alle estremità due pezzetti di legno, un cuscino attaccato a un lungo pezzo di spago, una pistola, un paio di forbici da sarta, mise il tutto in una sacca e uscì.

Doveva recarsi in via Marmidori. Giunto lì, provò a citofonare: non ottenne alcuna risposta. E allora entrò.

L’ascensore non scendeva: il quadro indicava che era stata lasciata aperta la sua porta. A malincuore prese a salire le scale.

Ancora qualche scalino. Sul pianerottolo non c’era nessuno: meglio. Accostò l’orecchio al battente della porta e rimase in attesa. Poi sentì qualcuno entrare nell’androne, giù: decise di affrettarsi e aprì la porta.

Dopo un po’ la porta si schiuse, e un rumore di tacchi risuonò sull’antico pavimento in marmo.

Era lì solo per uccidere. Ma pensò che prima di farlo, avrebbe potuto fare qualcos’altro.

3

Era il 16 dicembre, martedì.

Teodoro Bontempelli, dell’omonima ditta di vendite immobiliari, aveva appuntamento in via Marmidori con l’Ingegner Gresson e sua moglie, la contessa Federica delle Corti, che erano desiderosi di vedere un grande appartamento di sei vani (costo un milione di euro) e che si erano mostrati propensi, nel caso fosse stato così come l’aveva descritto loro (filodiffusione, porta blindata, controsoffittature a luce diffusa, armadi a scomparsa, avvolgibili e infissi praticamente nuovi) di acquistarlo subito.

Teodoro aveva i suoi buoni quarantotto anni suonati. Aveva avuto esperienze di ogni tipo, nel corso della sua avventurosa vita. Non aveva mai sentito lo stimolo di farsi una famiglia, ma qualche conoscenza femminile l’aveva anche lui. Poche ma buone. Amiche con cui passava delle serate, ma che andavano bene talvolta anche per riscaldare il letto. L’importante però era non legarsi. E per questo, quando gli andava, usciva con gente che avesse più o meno la sua età e che fosse, ancor meglio, già divorziata o separata. Preferiva le donne della sua età perché se uscivano con un uomo era anche per fare sesso, senza preoccupazioni di natura etica. Quelle sposate non aveva mai voluto trattarle, per evitare problemi.

Lo stavano aspettando. La coppia era più o meno della sua età, almeno lei. Bella donna, ma piuttosto altera. Lui era più vecchio, quasi sulla sessantina, forse cinquantasette-cinquantotto. Capelli brizzolati, occhi vigili, colorito olivastro. Un uomo d’azione. Come lui. Gli piacque. Salirono. Estrasse le chiavi dell’appartamento e aprì le sei mandate della grande porta. Tuttavia si accorse con molta rabbia che tra infisso esterno e il battente della porta si notava uno squarcio di modesta entità, come se qualcuno vi avesse inserito un grimaldello, un piede di porco o una qualsiasi leva e avesse desistito per l’arrivo di qualcuno; comunque sia, su quest’inezia sperò che gli acquirenti non si sarebbero fissati per ottenere uno sconto sull’acquisto.