Si sentiva un forte odore di chiuso; accese la luce nell’ingresso e l’espressione della signora gli fece capire che era soddisfatta. “Meglio”, pensò. Tutto andava secondo i suoi più rosei sogni ad occhi aperti. Fece visitare la casa. Gli acquirenti erano soddisfatti. “Un’ultima cosa, signor Bontempelli: vorremmo vedere in che stato siano i balconi”.

“Nessun problema. Mi seguano. La casa è dotata di un grande e lungo balcone lungo circa quindici metri che si snoda a “L” attorno alla casa, e cui si accede mediante due porte finestre, una nel salone e l’altra nell’ex studiolo del precedente proprietario”. Decisero di accedere dal salone.

Era una grande stanza di circa 40 metri quadrati, con uno splendido pavimento a losanghe, purtroppo coperto di un tappeto di sottile polvere uniforme dappertutto, che ne offuscava la prodigiosa bellezza dei disegni geometrici. Le loro orme si impressero nitidamente in quel velo che presto qualcuno avrebbe rimosso.

Bontempelli sollevò l’avvolgibile, apri la finestra ed uscì, e lo seguirono i due. Fece notare le splendide condizioni di soletta, muri e pavimento e la vista panoramica. Erano soddisfatti in massimo grado.

“È lì che il balcone gira?”.

“Sì, lì c’è la svolta che corrisponde all’ultimo tratto, quello su cui vi ho detto che si apre la porta finestra dello studiolo”.

“Posso vedere?”.

“Prego, si accomodi”.

Delle Corti si avviò, ma appena girato l’angolo si sentì un urlo femminile; poi la signora riapparve terrea in volto.

“Lì, lì” e indicava qualcosa. Bontempelli la seguì e quello che vide gli fece stralunare gli occhi: c’era un cadavere, fra la neve che già iniziava a sciogliersi, e neve vi era anche su di esso. L’espressione del volto non lasciava alcun dubbio di interpretazione: era una donna, ed era stata strangolata. Si avvicinò attento a non distruggere eventuali indizi, come tante volte aveva letto nei suoi amati libri polizieschi. Accanto al cadavere c’era un cuscino.

“Cristo, ma è Elisa!”. Ecco dov’era finita! “L’abbiamo cercata dappertutto!”. Elisa era andata in quell’appartamento sabato. Avrebbe dovuto telefonare a Francesca, la sua compagna, a mezzogiorno di sabato, ma così non era stato. E Francesca, aveva dato l’allarme dopo aver aspettato fino a domenica mattina. Non aveva mai capito come proprio Elisa potesse essere diventata lesbica: aveva avuto parecchie storie, ed alcune anche durature. Mah...  Probabilmente era bisex. Lui quelle cose non le capiva davvero! Però era lì, ora, davanti a lui, un corpo vuoto. Le labbra che avevano conquistato negli anni passati tutti i clienti della sua agenzia, non avrebbero sorriso più.

“Paolo, ma non è quell’impiegata scomparsa da tre giorni di cui hanno parlato in TV ieri?”.

“Sembra di sì”.

“Voltiamola!”.

“No. Altereremmo lo stato delle cose. Aspetta”.

Si inginocchiò per guardarla da vicino e ancora allora non si accorse dell’orrore, di quello che quell’infame omicida le aveva fatto. Si vedeva solo del sangue secco che era colato dalle labbra. Era stata cercata dappertutto dalla polizia, ma senza esito. Doveva telefonare al 113.

“Pronto polizia, subito, Via Marmidori, 5^ piano, unico appartamento: c’è un cadavere sul balcone. Chi sono io? L’Ingegner Gresson, amico del prefetto. Il signor Bontempelli, dell’agenzia immobiliare, davanti a me, conferma che si tratta di quell’impiegata scomparsa giorni fa. Non abbiamo toccato nulla e abbiamo evitato persino di camminare nelle stanze per lasciare le impronte. Vi aspetto. Mandate dei tipi in gamba ad occuparsene, perché avranno parecchie rogne da pelare. Perché? Non voglio togliere il piacere di verificarlo”.

E mentre aspettava la polizia, disse a Bontempelli che quello sarebbe stato un caso perfetto per il Dottor Twist o per Sir Henry Merrivale; una camera chiusa perfetta, quasi innaturale: un cadavere, una donna strangolata, su un balcone, e due stanze, quelle da cui vi si accedeva interamente coperte da un velo di polvere uniforme sul pavimento. Che bella rogna per gli investigatori! Ma poi gli venne in mente quello cui non aveva sino a quel momento pensato: che la porta era stata trovata chiusa, a sei mandate, e che non c’erano impronte di qualsiasi natura sul pavimento dell’ingresso quando lui e i suoi due acquirenti erano entrati, a testimoniare che nei precedenti cinque mesi nessuno vi era stato. E allora? Chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere? Un fantasma?

 Perché due erano le ipotesi, che poi sarebbero state prese in considerazione nel corso dell’indagine: o era stato uno spirito e allora le mandate erano quelle che loro stessi dell’immobiliare avevano tirato tempo prima, oppure era stato qualcun altro, e allora aveva le chiavi dell’appartamento. E allora questi non avrebbe potuto essere nessun altro all’infuori della proprietaria, di ottantadue anni suonati oppure qualcuno che avesse avuto le sue chiavi oppure anche qualcuno dell’immobiliare di Bontempelli. La guardò: sarebbero stati cavoli amari… anche per lui.