- Direi che è un posto fantastico per una cavalcata.

- E’ un’impressione del tutto legittima, che però è costata la vita a un bel numero di persone. Vede quelle chiazze di verde brillante, sparse abbondantemente qua e là?

- Sì, sembrano più fertili del resto.

Stapleton scoppiò a ridere.

- Quella è la grande Grimpen Mire – disse. – Sabbie mobili. Un passo falso laggiù significa morte, indifferentemente per uomini o bestie. Non più tardi di ieri ho visto un pony finirci dentro. Non ne è più uscito. Ho visto la sua testa agitarsi a lungo fuori dalla melma, ma alla fine quella se l’è risucchiato giù. Persino quando c’è la bella stagione è in pericolo attraversarla, ma dopo queste piogge autunnali è diventata un luogo spaventoso. Eppure io so come arrivare fino al centro e tornare indietro vivo. Per Giove, guardi, ecco là un altro di quei poveri cavallini!

Qualcosa di marrone sussultava e si dibatteva fra le verdi càrici. Poi emerse un lungo collo agonizzante che si torceva in movimenti disperati, e un verso agghiacciante riecheggiò sulla brughiera. Ero raggelato dall’orrore, ma evidentemente i nervi del mio compagno erano più saldi dei miei.

- Se n’è andato! – constatò. – Le sabbie mobili l’hanno inghiottito. Due nel giro di due giorni; e molti di più, chissà, perché hanno l’abitudine di andare laggiù quando c’è secco e non si accorgono della differenza fino a quando la Palude non li tiene ormai nelle sue grinfie. E’ un luogo terribile, la grande Grimpen Mire.

- E lei dice che può penetrarvi?

- Sì, ci sono uno o due sentieri che un uomo molto agile può percorrere. Io li ho trovati.

- Ma che gusto c’è ad andare in un posto così orribile?

- Bè, vede quelle colline, laggiù? In realtà sono isole circondate da ogni lato dalle invalicabili sabbie mobili che le hanno completamente aggirate nel corso degli anni. E’ là che si trovano le piante e le farfalle più rare, se si ha l’ingegno di arrivarci.

- Un giorno o l’altro sfiderò anch’io la sorte.

Mi guardò esterrefatto.

- Per amor di Dio, si tolga dalla testa un’idea simile! – esclamò. – Avrei il suo sangue sulla coscienza. Le assicuro che lei non avrebbe alcuna possibilità di tornare indietro vivo. E’ solo ricordando certi punti di riferimento molto complicati che io riesco a farlo.

- Ehi – gridai. – Cos’è stato?

Un lungo lamento, roco, incredibilmente triste, percorreva la brughiera. Riempiva completamente l’aria, e tuttavia era impossibile dire da dove venisse. Da mormorio soffocato s’ingrossò fino a diventare un ruggito profondo, e poi sprofondò nuovamente in un malinconico mormorio palpitante. Stapleton mi guardò con un’espressione curiosa.

- Strano posto, la brughiera – commentò.

- Ma cos’era?

- I contadini dicono che è il Segugio dei Baskerville che reclama la sua preda. L’avevo già sentito un paio di volte, ma mai così forte.

Con un brivido di paura nel cuore, volsi lo sguardo sull’immensa pianura ondulata, screziata dalle verdi macchie delle càrici. Nulla si muoveva sul vasto spazio circostante tranne una coppia di corvi, che gracchiavano rumorosamente dall’alto di un picco roccioso dietro di noi.

- Lei è un uomo istruito. Non crederà a queste sciocchezze? – replicai. – Quale crede sia la causa reale di un suono così anomalo?

- Le paludi a volte producono rumori bizzarri. E’ il fango che si assesta, o l’acqua che gorgoglia, o qualcosa del genere.

- No, no, era la voce di un essere vivente.

- Bè, forse sì. Ha mai udito il verso di un tarabuso?

- No, mai.

- E’ un uccello ormai molto raro in Inghilterra, praticamente estinto, ma tutto è possibile nella brughiera. Sì, non mi stupirei di venire a sapere che quello che abbiamo udito è il richiamo dell’ultimo tarabuso sopravvissuto.

- E’ la cosa più strana e incredibile che abbia mai sentito in tutta la mia vita.

- Sì, nel complesso questo è un posto davvero inquietante. Guardi il fianco della collina, laggiù. Secondo lei, cosa sono quelli?

L’intero pendio era coperto di anelli grigi di pietra, circolari; ce n’erano almeno una ventina.

- Cosa sono? Recinti per le pecore?

- No, sono le dimore dei nostri degni antenati. La brughiera era densamente abitata in era preistorica, e siccome da quei tempi non ci ha più vissuto nessuno in particolare, troviamo tutte le umili costruzioni di quegli uomini nelle esatte condizioni in cui le lasciarono. Questi sono i loro wigwams con i tetti scoperchiati. Può perfino vedere il focolare e il giaciglio, se ha la curiosità di entrarci.

- Ma è praticamente una città. In quale epoca era abitata?

- Nel Neolitico; non vi sono date precise.