- Perché potrei dire loro quel che muoiono dalla voglia di sapere, ma niente al mondo mi convincerà ad aiutare in alcun modo quei farabutti.  Già da un po’ pensavo di inventarmi una scusa qualsiasi per sottrarmi ai suoi pettegolezzi, ma ora cominciavo a incuriosirmi. D’altra parte, avevo ormai capito abbastanza della natura polemica del vecchio reprobo per intuire che un forte segno d’interessamento sarebbe stato il modo più sicuro per porre fine alle sue confidenze. - Qualche cacciatore di frodo, suppongo? – chiesi con noncuranza. - Ha, ha, caro mio! Una questione ben più importante! Che ne direbbe del forzato evaso che si nasconde nella brughiera? Trasalii. – Non vorrà dire che lei sa dove si trova? – domandai. - Può darsi che io non sappia esattamente dove si trova, ma sono abbastanza sicuro che potrei dare una mano alla polizia ad acchiapparlo. Non le è mai passato per la testa che per snidare quell’uomo basterebbe scoprire dove si procaccia da mangiare, e di lì risalire fino a lui? Sembrava di certo spiacevolmente vicino alla verità. – Sena dubbio – ammisi. Ma come fa a sapere che è proprio da qualche parte sulla brughiera?

- Lo so perché ho visto con i miei occhi il galoppino che lo rifornisce.  Ebbi un tuffo al cuore per Barrymore. Era affar serio trovarsi in balia di quel vecchio impiccione astioso. Ma la sua successiva osservazione mi tolse un peso dall’anilo.

- Sarà sorpreso di sapere che è un ragazzino a portargli il cibo. Lo vedo ogni giorno col mio telescopio, dal tetto. Percorre sempre lo stesso sentiero alla stessa ora, e a chi potrebbe portar da mangiare se non all’evaso? Questo sì che era un bel colpo di fortuna! Eppure repressi ogni parvenza d’interessamento. Un ragazzino! Barrymore aveva detto che il nostro sconosciuto veniva rifornito da un ragazzo. Dunque era nelle tracce di costui, e non in quelle dell’evaso, che Frankland si era imbattuto. Se fossi riuscito a strappargli qualche informazione, mi sarei risparmiato una ricerca lunga ed estenuante. Ma evidentemente l’incredulità e l’indifferenza erano le mie carte migliori.

- Secondo me, è molto più probabile che si tratti del figlio di uno di quei pastori della brughiera che porta il pranzo a suo padre. Questo minimo cenno di dissenso da parte mia infiammò il vecchio autocrate. I suoi occhi mi guardarono malignamente, e i suoi baffi grigi si rizzarono come quelli di un gatto arrabbiato.

- Ma davvero, signore? – esclamò, indicando fuori nella vasta brughiera. – Vede quel picco nero laggiù? Bene, vede la collinetta bassa là dietro, dove crescono quei rovi? E’ la zona più pietrosa di tutta la brughiera. Le sembra forse un posto dove un pastore potrebbe condurre il suo gregge? La sua supposizione, signore, è quanto mai assurda. Gli risposi docilmente che avevo parlato senza cognizione di causa. Il mio tono sottomesso gli piacque e lo indusse a ulteriori confidenze.

- Può star certo, signore, che aspetto di avere delle basi solide prima di farmi un’opinione. Ho scorto più volte il ragazzo col suo fagotto. Ogni giorno, e talvolta anche due volte al giorno, ho… ma aspetti un momento, Dottor Watson. La vista m’inganna, o in questo preciso istante c’è qualcosa che si muove sul pendio di quella collina? Era a parecchie miglia di distanza, ma riuscivo a distinguere chiaramente un puntino scuro contro il fosco grigioverde dello sfondo.

- Venga, signore, venga! – gridò Frankland, precipitandosi su per le scale. Vedrà coi suoi occhi e giudicherà da sé! Il telescopio, uno strumento formidabile montato su un treppiede, era collocato sulle lamiere piatte del tetto. Frankland vi appoggiò l’occhio ed emise un grido di soddisfazione. 

- Svelto, Dottor Watson, svelto, prima che passi al di là dell’altura! Non c’era alcun dubbio: si trattava proprio di un ragazzo che si inerpicava lentamente su per la collina con un piccolo fardello sulle spalle. Raggiunta che ebbe la cima, vidi la sua sagoma infagottata e scarmigliata stagliarsi per un attimo contro il freddo del cielo azzurro. Si guardò intorno di soppiatto, con aria furtiva, come per accertarsi che nessuno lo seguisse. Poi svanì dietro il pendio.