Era la fine di novembre e Holmes e io, in una serata rigida e nebbiosa, eravamo seduti ai due lati di un bel fuoco scoppiettante nel nostro salotto di Baker Street. Il mio amico era di ottimo umore grazie al successo che aveva ottenuto in una serie di indagini difficili e importanti, cosicchè riuscii a indurlo a discutere i dettagli del mistero di Bakerville. Avevo atteso pazientemente questa occasione, perché sapevo bene che lui non permetteva la sovrapposizione di casi diversi, e che la sua mente lucida e analitica non amava farsi distogliere dalle inchieste in corso per indulgere sui ricordi del passato. Sir Henry e il Dottor Mortimer, tuttavia, erano a Londra, in procinto di partire per quel lungo viaggio che era stato raccomandato al Baronetto per rimettere in sesto i suoi nervi sconvolti. Erano passatyo a trovarci proprio quel pomeriggio, dunque era naturale che tale argomento emergesse durante la conversazione. - Dal punto di vista dell’uomo che si faceva chiamare Stapleton – disse Holmes – l’intero corso degli avvenimenti è stato semplice e lineare, sebbene a noi, che all’inizio non avevamo i mezzi per conoscere il movente delle sue azioni e godevamo di una visione solo parziale dei fatti, tutto apparisse estremamente complesso. Io ho avuto il vantaggio di due colloqui con Mrs Stapleton, e la situazione è stata chiarita al punto che non credo rimanga nulla di oscuro. Troverà alcuni appunti al riguardo sotto la lettera B, nel mio fascicolo di casi in ordine alfabetico.