Città di polvere di Romano De Marco, Feltrinelli 2015.

Milano, via Broletto, rapina in banca da dodici milioni di euro. Occorre un infiltrato nel più infernale carcere d’Italia per estorcere informazioni da un maledetto contabile (pure pedofilo) della malavita e assestargli un duro colpo. Ecco pronto Marco Tanzi, “ex poliziotto, ex padre di famiglia, ex detenuto”, una specie di gigante alto un metro e novantotto per cento chili di muscoli. Suo amico Luca Betti, commissario anticrimine, che cerca invano di dissuaderlo. Altri personaggi importanti: il questore Daniela Boschi, il commissario Laura Damiani, il procuratore Salvemini, il commissario della squadra antidroga Matteo Serra, l’ispettrice, sempre della stessa squadra, Cristina Fogli e altri ancora. Ognuno con le proprie caratteristiche e il vissuto personale assai diverso a formare un ricco caleidoscopio di soggetti. Bisogna contrastare la banda criminale che gestisce lo spaccio di droga (ora è arrivata anche la nuova green inferno) e nello stesso tempo tenere d’occhio Matteo Serra “capelli neri, occhi magnetici, fisico atletico” sospettato di essere addirittura “l’uomo di fiducia del più potente clan della ‘ndrangheta di Milano”. Bisogna anche capire cosa c’entri di mezzo una associazione culturale neonazista.

Impossibile delineare un quadro senza scoprire troppo le carte o invischiarsi in tortuosi meandri che non finiscono mai. Butto giù all’impronta mescolando ricordi e sensazioni di lettura. C’è di tutto e di più in questa tragica Milano. C’è una rapina e un attentato, gli scontri tra mafie per il controllo della droga, il cattivo che rimane cattivo e il cattivo che si redime, la donna forte e la disgraziata che vorrebbe cambiare ma finisce male, il marcio e il buono della polizia, capitoli secchi, duri, ora in prima ora in terza persona come una cinepresa che si avvicina e si allontana, movimento, lotta, sberle, proiettili a segno, torture, tradimenti in tutti i sensi. C’è amore, quello che si vorrebbe e che non c’è, quello che c’è ma non si può, odio e disperazione, ci sono i tormenti dell’anima, la pena e lo sconforto, l’abbattimento e la ripresa, il buio e il guizzo di luce, il ghigno e il sorriso, un coacervo di situazioni esterne (sparizioni, riapparizioni) e interne che si mescolano fra loro, di fibrillazione continua, di urla, di scoppi improvvisi.

Alla fine di una vicenda complessa e tormentata il senso di una umanità bastarda e nello stesso tempo alla ricerca di una vita diversa, più pulita e serena con i figli che spingono verso questa meta. Ma sarà dura.