Si apre con una seduta spiritica e prosegue con una lunga caccia a un antico papiro che secondo la leggenda contiene il segreto per l’immortalità il romanzo apocrifo proposto nel mese di novembre da Giallo Mondadori Sherlock.

Nel romanzo di David Stuart Davis, Sherlock Holmes e il caso del papiro egizio, Holmes e Watson si trovano infatti ad indagare in una Londra affascinata dall’occulto e dalle antiche civiltà. In epoca vittoriana l’inconoscibile, l’aldilà e i suoi misteri avevano un richiamo irresistibile per gli abitanti dell’Inghilterra, a cui sembrava di aver ormai ogni scoperta scientifica a portata di mano. È in questo oscuro sottobosco, così ben delineato dall’autore, in cui si mescolano imbroglioni, studiosi non ortodossi e pericolosi fanatici, che si dipana un’avventura in cui azione e investigazione ben si alternano.

Nel rapido susseguirsi dei colpi di scena, Holmes e Watson si trovano ad affrontare una serie di coppie di personaggi variamente assortiti (amici, padri e figli, mentori e allievi) in cui, però, si ripete sempre la stessa relazione: uno è mosso da un’ossessione cieca e divorante di cui l’altro non può che rimanere vittima diretta o indiretta. Quasi un labirinto di specchi in cui ad ogni svolta i nostri si trovano di fronte un’immagine deformata di loro stessi e in cui serve equilibrio, oltre che acume, per potercisi orientare.

Non manca, infine, un avversario di tutto rispetto, il luciferino Sebastian Melmoth, affascinante dandy dedito all’occulto. Tra i molti oppositori che Holmes si è trovato ad affrontare in una selva infinita di apocrifi, è uno dei pochi del tutto originale, non esce né dalle pagine delle opere di Doyle né da altri classici dell’epoca, ma è in grado di imporsi nell’immaginario del lettore. Giovane, bello e crudele, non c’è bisogno di deduzioni per capire che è lui il vero nemico da battere, riuscire a farlo e a limitarne le vittime si rivela però, un’impresa tutt’altro che facile.

L’Holmes di Davis, poi, è affascinante e impeccabile, sempre un passo davanti agli avversari, come giusto che sia, e coadiuvato da un Watson che non si tira in dietro quando dalla speculazione si passa all’azione pura e che sa essere determinate. Forse in queste pagine il grande investigatore si trova fin troppo in difficoltà con le donne, ma neppure da Holmes si può pretendere la perfezione.

Ne risulta una lettura appassionante, dove l’atmosfera da thriller esoterico prevale su quella da classica detective story, senza tuttavia snaturale i personaggi.