Il bazar dei brutti sogni di Stephen King, Sperling & Kupfer 2016.

Butto giù all’impronta. Venti succosi racconti. Il primo bello sì, ma senza grande entusiasmo (invece il preferito di King e, mi immagino, dei lettori). D’altra parte de gustibus con quel che segue. Il fantastico, o l’horror fantastico, chiamatelo come vi pare, va bene (per me) se non è troppo ripetuto. Altrimenti un po’ mi ammoscia. Vedi, appunto, le macchine che ingoiano un tizio dopo l’altro (ne bastava una).

Fra i tanti ricordo soprattutto La morte, scritta pensando a Elmore Leonard dallo stile asciutto e secco come un colpo di pistola. Personaggio Jim Trusdale accusato di avere ucciso una ragazzina e rubato il suo dollaro. A tradirlo il cappello trovato accanto a lei, ma Jim giura e spergiura di averlo perso. E lo sceriffo Barclay incomincia a credergli. Si salverà?

Aggiungo Morale con la proposta del semiparalizzato Winnie alla sua assistente Nora “Ti piacerebbe guadagnare duecentomila dollari?”. Niente di indecente in quel senso, però, insomma…Turbamento, dubbi della coppia Chad e Nora. I soldi sono soldi. E Winnie, ex della Seconda Chiesa Presbiteriana, vorrebbe buttarsi, almeno una volta, nelle braccia del peccato per vedere l’effetto che fa (un salutone a Jannacci). E noi lettori siamo lì, curiosissimi, a vedere proprio l’effetto che farà sui vari personaggi.

Con Aldilà veniamo proiettati in un dilemma che ci riguarda tutti. Cosa ci aspetta dopo la morte? Per William Andrews una duplice scelta. Ricominciare tutto daccapo o farla finita.

La duna superba con il Giudice novantenne a ricordare  la magia dell’isolotto, ovvero della duna che predice le morti. Brividozzo incorporato e un sorriso finale che si trasforma in ghigno. Il bambino cattivo, “la quintessenza di tutti i ragazzi cattivi di sempre”, è un tormento che assilla.  Anche quando sembra che sia morto ammazzato da uno che non ne poteva più, eccolo che riappare con un biglietto per ricordarci che è sempre vivo e vegeto (i rompicoglioni non mancano mai).

Poi c’è, anzi, prima di ogni racconto c’è il nostro Stephen a spiegare le ragioni che lo hanno spinto a scriverlo, le influenze ricevute da certi scrittori preferiti e amati, insomma la voglia di dividere un po’ con il pubblico le sue ansie senili (come lo capisco). In maniera franca, a volte spiccia perché lui scrive per amore, sì, “ma l’amore non paga le bollette.” E se c’è da “vendersi” per Amazon lo si fa con un bel racconto, Ur, per esempio, in cui ci si infila il Kindle di seconda generazione. Kesley Smith, assistente presso la Facoltà di Letteratura inglese di Moore, è fissato con i libri (in buona compagnia). Figuriamoci se vuole un kindle. Manco per idea, penserete voi…

Vite dure, frustrate, mamme giovani con una barcata di figlioli sulle spalle, l’amore vero che continua imperterrito anche durante la vecchiaia, l’amore che muore subito, il destino fatale, gli anni Sessanta quando si credeva di cambiare il mondo (e dillo a me), lotta tremenda per i migliori fuochi d’artificio, il bizzarro, il fantastico, il sovrannaturale, il ribaltamento delle aspettative, dubbi, dilemmi di fronte al bene o al male, l’incubo che è dentro di noi.

Occhio alla lama, lettori, anzi Fedele Lettore perché, si parli pure di baseball, ma è sempre una storia alla Stephen King, con lui dentro, addirittura, ovvero Blocco Billey. Per l’impatto vitale che ha il sesso nella esistenza umana c’è Mister Yummy. In questo caso si può trattare un argomento senza averne avuta una esperienza diretta? (essere gay). Si può trattare, si può trattare. Con pochi personaggi, un ricordo, il sesso giovanile, la passione, la vita, la morte e un misto di tristezza e gioia insieme.

Sul dolore Il piccolo dio verde del dolore e ne viene fuori una storia demoniaca lungo la scia de L’esorcista fra il vento che ulula, la pioggia che scroscia e tutto il casino che ne consegue.

Basta un incontro di sguardi avvenuto nella realtà per buttar giù Quell’autobus è un altro mondo. Due sguardi che si incrociano fra il protagonista e l’assassino che uccide una ragazza in autobus, e subito affiora il ricordo di Miss Marple e di quella stupenda interprete che ne fu Margaret Rutherford nel film Assassinio sul treno. Breve, secco, preciso, perfetto.

Da un film horror visto da Stephen ragazzino spunta Io seppellisco i vivi. In brevissimo. Un giornalista che ha il compito di sparlare dei morti, ancora vivi, per la rivista web Neon Circus. Che muoiono davvero (ecco l’idea!). Carino, gustoso, sorriso, ironia, salti sul letto il giusto senza strafare. Un po’ di malinconia per l’uomo e il cane che stanno morendo in Tuono estivo e tutto è finito.

Spaparanzato sulla sedia a sdraio in quel di Ampugnano mi sono crogiolato nella lettura dei venti raccontoni. Con un  brivido sussultorio quando è passato un lupo nero. Si è fermato proprio davanti a me, fissandomi con gli occhi rosso fuoco, e ha ululato “O Ciccio, svegliati!”