Bara per due di James Hadley Chase, Mondadori 2016.

James Hadley Chase non è uno scrittore da niente. Nel senso, anche, che è proprio venuto su da niente come venditore di enciclopedie per ragazzi a domicilio. “Occhi verdi, penetranti, sguardo beffardo, statura atletica”, ci dice Gian Franco Orsi in una intervista, un po’ come qualche suo personaggio.

“Per Chester Cain è tempo di cambiare aria. Giocatore d’azzardo che non disdegna all’occorrenza di usare la pistola, è venuto a Paradise Palms per godersi finalmente il frutto di tante fatiche.” Posto stupendo, tutti gentili con lui. Anche troppo. Come quelli del Pal Beach Hotel, come Speranza, il proprietario del Casinò Club che gli appioppa la bella signorina Clair Wonderley a fargli compagnia. Piacevole serata sulla spiaggia (ci scappa pure un bacio). Finita male, però, causa cognac offerto da un certo Killeano che lo stende. Al risveglio un morto ammazzato, più precisamente John Herrick, avversario politico del citato Killeano, e il tenente della squadra omicidi Flaggerty (vivo). Accusa di omicidio. Una trappola che non ferma certo il nostro Chester (ci vuole ben altro). Fuga con qualche colpo ben assestato ma la ragazza è messa in prigione. Ora bisogna liberarla e non è detto che, dopo l’eventuale liberazione (a tal proposito occorre una bara per due), il problema sia risolto. Qualcuno la dovrà pur pagare e già aveva sentenziato “Scoprirò chi voleva togliere di mezzo Herrick e continuerò il suo lavoro. Rimarrò qui finché non avrò scoperto la faccenda. E cercate di fermarmi, se ci riuscite.” Faccenda che nasconde traffico di valuta falsa e di gente clandestina.

Dunque Chester Cain che racconta, spavaldo, in prima persona. Solo contro tutti (con un paio di aiutanti, via), ritmo, velocità, dialoghi sparati a raffica, violenza, cazzottoni, pallottole che fischiano e abbaiano, scontro finale a chiudere un’impresa impossibile (per noi). Magari con un ritorno da Clair che l’amore è l’amore.

All’interno Il quadrato semiotico di Vanni J. Balestra, Mariangela Casulli, Anna Mongiardo e Elisa Pitta.

Sarò breve e oscuro per indurvi a leggerlo. Un morto ammazzato, quattro indiziati, il vicequestore Loprete, le parole crociate, Umberto Eco, la rappresentazione del quadrato semiotico e il sorriso che serpeggia. Piacevole.