Per la Collana CIELO STELLATO di Carbonio Editore e la traduzione di Nicola Manuppelli arriva in Italia la serie dell'ispettore Mario Balzic scritta da K.C. Constantine. Si parte con Il mistero dell’orto di Rocksburg. La serie delle inchieste dell’ispettore Balzic è composta da 17 romanzi scritti tra il 1972 e il 2002.

A Rocksburg, cittadina in profonda sofferenza economica della Pennsylvania, gravitano uomini che, rimasti disoccupati a causa della crisi delle industrie, si rivelano del tutto incapaci di reinventarsi manifestando inattese vene di violenza verso le proprie donne. Queste, dal canto loro, si sentono invece colpevolmente confuse perché stanno provando forse un po’ troppo gusto a emanciparsi attraverso il lavoro e lo studio. È qui che, nei mai menzionati anni ’80 del ’900, si registra la scomparsa, prima presunta poi effettiva, dell’ex minatore, Jimmy Romanelli, a seguito della denuncia da parte dell’angosciatissima moglie Frances.

Prima di sparire, Jimmy si dilettava a piantare pomodori maturi in un orto contiguo a quello del suocero e aveva cominciato a frequentare un brutto giro, tanto che il suo nome era finito negli schedari dell’ufficio Antinarcotici del Dipartimento di Stato. 

A mettersi sul caso, temporaneamente distolto da un’estenuante trattativa sindacale per migliorare le condizioni di servizio dei suoi agenti, è l’ispettore di origini italo-serbe Mario Balzic, capo della polizia locale. L’indagine si rivelerà subito spinosa appesantita da un’atmosfera in cui dramma domestico disagio sociale procedono paralleli. 

«Mi piace guadagnare soldi. Mi fa sentire bene andare in un negozietto a comprarmi un rossetto e non chiedere a Jimmy se posso averlo. Un maledetto rossetto! Mi credete? Non potevo comprarmi un accidenti di rossetto senza doverglielo chiedere e lui mi accompagnava in uno di quei posti che vendono tutto a poco e io sceglievo il rossetto e poi andavamo dalla cassiera e Jimmy le dava i soldi e lei lo ringraziava, e poi anch’io lo ringraziavo. E mi piaceva!”

E invece adesso le piace fare come sta facendo, giusto?”

Sì, esatto! E Jimmy non fa che tenermi il broncio tutto il santo giorno ed e convinto che per me sia tutto favoloso, la vita che stiamo conducendo e il resto. Mi sto facendo in quattro! Ho trentasei anni e non ho mai avuto un lavoro da quando facevo l’impiegata a Natale in un grande magazzino negli ultimi due anni di liceo e adesso, all’improvviso, mi ritrovo con due lavori e vado all’università […]»

Per mezzo di dialoghi portentosi, Constantine dà corpo ai suoi personaggi rendendoli straordinariamente vividi – ne vediamo le facce e indoviniamo la postura, ne avvertiamo idiosincrasie e sollievi. 

Sono tipi che sembra abbiano perso la scommessa con la vita ma che continuano a fare del loro meglio per non soccombere, anche a costo di errori ineluttabili di cui neppure si rendono conto. È fra loro e con loro che si muove Mario Balzic, poliziotto burbero, che pare sempre appena emerso dai postumi di una sbornia rivelatrice, capace, tuttavia, di far allentare la presa in chiunque incroci la sua strada. Balzic sa comprendere e provare compassione perché non smette mai di sentirsi partecipe della stessa commedia umana vissuta dai poveri diavoli con cui ha a che fare.

Alla maestria nella caratterizzazione si affianca quella nella descrizione degli ambienti in primis dell’immaginaria Rocksburg, passata dall’essere un robusto centro industriale ad alto salario a una cittadina dall’economia di servizi poco redditizi, disertata dal ceto medio istruito. 

Gli abitanti – in prevalenza figli e nipoti di immigrati italiani e dell’Europa dell’Est che lavoravano negli altiforni ora chiusi, nelle fabbriche manufatturiere ora fallite e nelle fattorie ora in rovina – campano tra sussidi statali e previdenza sociale e assistono a tale trasformazione come intontiti. Vagamente consapevoli di ciò che accade ma non abbastanza forti per reagire. 

Un tempo cuore pulsante dell’industria a stelle a strisce, la cosiddetta Rust Belt (cintura della ruggine) – quell’immenso Nord Est statunitense che va dai monti Appalachi settentrionali ai Grandi Laghi –, a cui Rocksburg appartiene, sconta dalla metà del XX secolo, gli strascichi interminabili del declino della siderurgia dovuto all’affermazione della concorrenza straniera, al trasferimento più a Ovest delle manifatture, all’aumento dell’automazione.

Constantine è magistrale nel mettere a nudo tutto questo. Non è un caso che il giudizio della critica statunitense – che lo segue costantemente nel suo circa mezzo secolo di attività – abbia collocato la sua Rocksburg nel solco di quei luoghi fittizi della letteratura talmente potenti da diventare più veri del vero

Il talento di Constantine sta nel fatto che egli è sia un grande scrittore sia un grande scrittore di genere, collocandosi tra Faulkner e Flannery O’Connor, da un lato, e Chandler e Spillane dall’altro.

Il ciclo di inchieste del poliziotto Mario Balzic diventa il lungo affresco di un tracollo economico fattosi poi inevitabilmente sociale, fornendo più di una risposta sui motivi che hanno portato alla casa Bianca il tycoonDonald Trump.

Il mistero dell’orto di Rocksburg 

pp. 224, € 15,50

CIELO STELLATO

Carbonio Editore

L'autore

Nato nel 1934 a McKees Rocks in Pennsylvania, per quasi 40 anni l’autore ha rappresentato un enigma rivelando la sua identità, per la gioia delle sue legioni di fan, soltanto nel 2011: dietro il nom de plume di K.C. Constantine c’è Carl Constantine Kosak, ex marine, giocatore di football, cronista e docente di scrittura creativa e composizione.

Personalità estremamente schiva (al limite dell’autoreclusione) e allergica alla malìa di successo, negli anni ’80, rifiutò di cedere i diritti delle inchieste dell’ispettore Balzicagli stessi produttori del Tenente Colombo.