Si tratta del quarto capitolo della fortunatissima serie scritta da James DeMonaco e rappresenta il prequel delle vicende narrate negli altri film (La notte del giudizio uscito nel 2013, Anarchia – La notte del giudizio del 2014 e La notte del giudizio – Election Year del 2016).

Il pubblico ha ora la possibilità di scoprire come e quando ha avuto inizio la violenta tradizione dell’annuale “Sfogo”, le 12 ore prive di regole durante le quali è possibile commettere qualsiasi crimine.

Tutto ha inizio con un esperimento organizzato dai Nuovi Padri Fondatori d’America e condotto in una comunità isolata, alla quale viene permesso di sfogare liberamente i propri istinti più brutali durante un’unica notte. Si suppone che i partecipanti a questa particolare esperienza non sentano più il “bisogno” di commettere atti violenti per il resto dell’anno. Naturalmente l’esperimento va storto e la spirale di violenza si allarga sempre di più, finendo per coinvolgere l’intera nazione.

Senza dubbio, dopo i primi tre film, tutti incentrati sul medesimo tema (un gruppo di persone si ritrova costretto a una disperata lotta per la sopravvivenza nel corso della fatidica notte), alcuni degli elementi caratteristici di questa serie stavano cominciando a perdere il loro appeal. Era evidente che il quarto capitolo della serie avrebbe dovuto proporre al pubblico qualcosa di nuovo per mirare al raggiungimento dello stesso successo conseguito dai precedenti film. Al centro di questo ultimo lavoro di DeMonaco vi è quindi un nuovo ingrediente: ci si pone delle domande. Come è stato possibile concepire una simile notte e, soprattutto, come è stato possibile che la popolazione la accettasse? Cosa può spingere le persone a dividersi in “cacciatori e prede” e stare al gioco?

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Un’altra novità relativa a La prima notte del giudizio è data dal fatto che DeMonaco abbia lasciato la direzione del film a Gerard McMurray, allontanandosi quindi dal macabro mondo che lui stesso aveva creato.

Pur presentando molte novità, il quarto film della serie ha anche diversi elementi in comune con i capitoli precedenti, a cominciare dall’evidente intento di richiamare in maniera più o meno implicita l’attualità politica degli Stati Uniti.

A tal proposito va notato che la scelta delle immagini destinate ai poster del film non è certo un caso. Emblematico in tal senso è il poster nel quale campeggia, contro uno sfondo bianco, un cappellino rosso con visiera sul quale è scritto in stampatello il titolo del film. Cappellino che ricorda tanto quello sfoggiato da Donald Trump con su scritto “Facciamo di nuovo grande l’America”, che in fondo è anche l’obiettivo dei Nuovi Padri Fondatori d’America all’interno del film.