I due nuovi album della Fondazione, che illustrano la doppia Mostra curata da Edgardo Rodia inaugurata a luglio a Senigallia – I magnifici quaranta e I magnifici settanta – dedicata all’illustratore Carlo Jacono (1929-2000), dimostrano l’inesausta volontà di proseguire lungo il percorso della visibilità della cosiddetta letteratura popolare nel nostro Paese. In copertina campeggiano i “tondi” delle collane Giallo e Segretissimo, un brand formidabile creato dallo stesso Jacono (e che fu esportato anche a Urania), e nell’interno troviamo le copertine degli anni 1970-80 del primo e 1961-1990 del secondo, oltre a didascalie e saggi introduttivi.

Spesso dimentichiamo che accanto a un testo ci sono tutti quegli elementi – che vanno sotto il nome di paratesto – che comprendono appunto la copertina e le illustrazioni. E non si tratta di oggetti accessori d’arredo, bensì di elementi insostituibili, che fanno parte del corpus dell’opera e ne raccontano la storia editoriale specifica. Questo vale a maggior ragione per opere che, come i “gialli”, devono catturare l’attenzione del lettore fin dal titolo e dall’immagine, appunto.

Le copertine qui riportate appartengono a un periodo di benessere e boom economico e culturale: ne sono (giocoforza) esclusi sia la parentesi cupa ed esecrabile della censura fascista (1941-1946), quando la collana Gialli fu chiusa da Duce dopo una serie di raccomandazioni che evidentemente non erano state ritenute sufficienti (ad esempio, che l’assassino non potesse essere italiano), sia il lento scivolamento nella crisi economica e culturale in cui ancora ci stiamo dibattendo. Dagli hyppies agli yuppies, queste pubblicazioni hanno accompagnato le proteste giovanili, i movimenti per i diritti civili, le stragi e gli anni di piombo. L’appuntamento fisso rappresentava un punto fermo, una certezza nel liquefarsi sociale, un momento di incontro (anche di evasione) e di condivisione in un’epoca precedente alle serie tv, a Netflix e a Internet.

Così come è giusto e ammirevole che questa letteratura venga conservata (fondamentale è la funzione delle biblioteche, mediateche e fondazioni) e possibilmente riletta, ristudiata, magari anche ritradotta quando serve, lo stesso vale per le immagini. Questi album sono un doveroso omaggio a uno dei maggiori protagonisti della scena artistica italiana nella seconda metà del secolo scorso, e uno sdoganamento puntuale e altrettanto doveroso dell’illustrazione non come “parente povera” della pittura, ma come componente cruciale della cultura italiana a tutto… tondo.

Per chi è interessato/a alla mostra o all’acquisto: www.fondazionerosellini.eu