E’ stato accolto con grande entusiasmo e calore il secondo ospite internazionale del Giffoni Film Festival, Martin Freeman. Conosciuto da molti per il ruolo di Bilbo Baggins nella trilogia di Peter Jackson, Lo Hobbit, l’attore britannico ha conquistato pubblico e critica recentemente per il suo lavoro sul piccolo schermo con le serie tv Fargo e Sherlock. “Ho passato una caldissima giornata in un posto bellissimo, tra i miei preferiti in Italia. Il cibo è ottimo ed è bello vedere questi giovani interessati al cinema” ha dichiarato Freeman in apertura di conferenza stampa, dopo il pienissimo e applaudito Meet & Greet in cui ha incontrato i fans. “Mi piace accettare sempre nuove sfide, la vera gioia nel mio lavoro è leggere sempre una nuova sceneggiatura e una nuova storia. Io sono un malato di belle storie e fare questo lavoro è bello per questo”.

Con il suo irresistibile umorismo britannico, l’attore ha parlato dei suoi progetti più seguiti, come Sherlock in cui divide la scena con Benedict Cumberbatch per una versione nuova del celebre personaggio di Arthur Conan Doyle. “Per Sherlock il casting è stato fatto molto bene e ogni personaggio è perfetto, ma Moriarty mi piace molto. Quando il copione mi piace mi sento di accettare un lavoro. Con un personaggio come quello di Sherlock gli scrittori sono stati bravi a creare due stelle con due attori sullo stesso piano di importanza. Ovviamente non voglio togliere niente a Conan Doyle ma loro hanno reso la serie particolare e originale” ha detto, continuando: “La differenza tra come uno si comporterebbe oggi per certe situazioni o nel 1895 è al centro della serie. Nel 19° secolo le persone erano più trattenute e si parlava in modo preciso, oggi c’è più libertà in generale ma non volevamo riportare le persone al 19° secolo con ilarità e comicità, ma cercavamo di mediare i due modi di comportarsi delle due epoche”. Un’altra interpretazione sul piccolo schermo che ha conquistato critica e pubblico è stata la prima stagione di Fargo, la serie tv dei fratelli Coen ispirata al cult del 1996. Riflettendo sul suo ambiguo personaggio di Lester Nygaard, ha dichiarato: “Per Fargo la sfida più grande è stato assumere l’accento del Minnesota. Quando lavoro sui personaggi faccio un grande lavoro con gli accenti. Con il personaggio di Lester mi trovo molto bene e ormai io sono lui e lui è me anche se non ha ancora ucciso mia moglie a martellate”.