L’oro dei Medici di Patrizia Debicke Van Der Noot, TEA 2018.

“Granducato di Toscana, 1597. L'Italia è ormai caduta in mano agli eserciti stranieri, ma la sua cultura si diffonde in tutta Europa. E non solo quella: anche il denaro. I banchieri più potenti che servono i sovrani europei sono italiani, sono genovesi, sono fiorentini. Firenze è uno stato ricco in mano a una dinastia di banchieri: i Medici. E l'oro dei Medici fa gola a tanti e chi non riesce ad averlo in prestito, può anche cercare di sottrarlo in modo illecito. Per esempio organizzando il rapimento dei figli del granduca Ferdinando I…”

E il rapimento è al centro di questo libro, bello, complesso, ricco di personaggi e avvenimenti storici. Rapimento fissato il 3 dicembre durante la rappresentazione della Dafne di Ottavio Rinuccini (alla fine della seconda scena quando Amore medita la sua vendetta contro Apollo), ma  rimandato all’8 per indisposizione della granduchessa nel palazzo di Ferdinando I, attraverso cospiratori travestiti da frati e il classico traditore interno.

Sarà il fratellastro don Giovanni de’ Medici, con l’aiuto del capo della polizia, a condurre un’indagine per scoprire i malfattori che richiederanno un compenso astronomico da portare a Piombino. E qui avverrà uno scontro micidiale…

Libro complesso, ricco di personaggi e avvenimenti storici, dicevo. Ricco di spunti sulla vita, gli abbigliamenti, le cerimonie, i fasti signorili, sui più piccoli dettagli tesi a ricostruire l’atmosfera del tempo. Ricco di dubbi, assilli,  momenti di intimità, pathos, tensione, tradimento, paura e morte (ci saranno diversi uccisi e un suicidio). Capitoletti ora brevi ora più ampi a creare un certo ritmo della narrazione attraverso una scrittura che sa essere competente nella ricerca storica e gradevolmente leggera nella finzione.

Di Patrizia Debicke vorrei ricordare L’oro dei Medici, Corbaccio 2009, L’uomo dagli occhi glauchi, Corbaccio 2010 e La sentinella del papa, Todaro 2013,