La casa editrice Demetra il 2 agosto 2019 ripresenta in digitale Uno studio in rosso (1887) di Sir Arthur Conan Doyle nell'edizione integrale della collana "Passepartout".

Il testo è impreziosito da un'introduzione di Enrico Solito.

La trama

Sono i maggiori critici militanti e studiosi italiani a raccontare ogni opera in 10 parole chiave: per penetrare fino al cuore dei capolavori di tutti i tempi. Edizioni integrali, testi greci e latini a fronte, traduzioni eleganti, essenziali note a piè di pagina. In più, con le tavole sinottiche, è facile collocare vita e opere degli autori nel contesto storico, letterario e artistico.

Holmes rappresenta un archetipo ben radicato nell’anima di tutti noi: l’adolescente che non si piega ai compromessi della vita, che s’inventa una sua posizione, che resta autonomo e inscalfibile a battersi contro il delitto ma anche l’orrore, l’ingiustizia, l’irrazionalità. A questa sua aspirazione etica dedica tutta la vita, senza indugi e senza mezze misure, restando alla fine coerente con i suoi sogni. A chi non piacerebbe pensare lo stesso di sé? Lo Holmes freddo, misogino e assolutamente infallibile è un’immagine che fin dalle prime pagine di questo romanzo risulta falsa.

Dall'Introduzione di Enrico Solito

Uno studio in rosso è la prima opera in cui assistiamo alla nascita di Sherlock Holmes e del Dottor Watson Nell'incontro al gabinetto di chimica del Saint Bartholomew's Hospital (confidenzialmente detto Bart's), il loro primo scambio di battute è fulminante: «Vedo che è stato in Afghanistan». Ancora oggi in quell'ospedale è esposta una targa che ricorda l'avvenimento e la prima brillante deduzione di Holmes a noi conosciuta.

Da quel momento comincia a dipanarsi la carriera di Sherlock Holmes, secondo quanto ci racconta Watson in quattro romanzi e cinquantasei racconti (il "Canone", per gli appassionati), scritti nell'arco di ventitré anni (con una inaspettata, ulteriore coda nel 1914): tutta l'Europa risuona del nome di Holmes con centinaia e centinaia di casi affrontati, nei quali il grande detective potrà sempre contare sull'incondizionato aiuto della sua spalla e del suo fedele biografo, il Dottor Watson.

Perché Watson non è affatto lo sciocco che abbiamo purtroppo imparato a conoscere dai film, specie quelli americani degli anni Quaranta: è invece un medico brillantemente laureato e avviato alla carriera militare, e che a fare il medico tornerà in seguito con un buon successo; un uomo colto e intelligente che, in Uno studio in rosso (Capitolo 5), passa il tempo libero leggendo le Scene di vita della Bohème (1848) di Henri Murger o discutendo con competenza insieme a Holmes sullo stampatore di un libro del 1642. Nelle future avventure lo vedremo spesso studiare riviste mediche e leggere romanzi, discutere dei più disparati argomenti e soprattutto ricevere dal detective apprezzamenti di stima.

Tutto il Canone è in fondo la testimonianza di un'amicizia salda e costante, di un rapporto che caratterizzerà la vita di questi due uomini: giovani, sotto la trentina in Uno studio in rosso, fino ai sessant'anni e oltre dell'avventura conclusiva, Il suo ultimo saluto (1917). Questa amicizia nasce qui, dalla convivenza a Baker Street, dal loro scoprirsi, dal nascere di una stima profonda e reciproca ravvivata dalle ironiche punzecchiature che i due talvolta si scambiano in uno stile tipicamente britannico. Eppure i due amici, che tali si chiamano l'un l'altro, si salveranno la vita a vicenda più volte e si sosterranno nei momenti bui.

Info

Uno studio in rosso, di Sir Arthur Conan Doyle (Dementra), 160 pagine, € 4,50 (in eBook, € 3,99) – Traduzione di Francesco Franconeri