Lèon di Carlo Lucarelli, Einaudi 2021

La poliziotta Grazia Negro, quella che abbiamo conosciuto come cacciatrice di mostri, vedi il Lupo Mannaro, il Pitbull, il Cane e l’Iguana, è all’ospedale di Sant’Orsola di Bologna dove ha appena partorito due gemelle da un donatore. Per avere queste bambine ha mollato tutto ed anche la storia con il cieco Simone è finita (ricordatevi di Almost Blue). Ma c’è qualcosa che non va, c’è qualcosa che non torna. I poliziotti le stanno portando via. Perché? L’Iguana è scappato…

L’Iguana, ovvero Alessio Crotti, “una belva che cambiava identità ad ogni omicidio”, se l’è svignata dalla casa famiglia, dove era stato assegnato, perché sembrava diventato, lungo l’arco di dieci anni,  un paziente modello. Ora, di nuovo in libertà, dopo avere ucciso i suoi coinquilini, può essere una terribile minaccia, sia per Grazia ma anche per Simone, che si sta macerando nei ricordi con la sua ex compagna di vita.

A condurre le indagini per ritrovare la belva il vicequestore Carlisi, lo psichiatra Persichetti e Anna Maria Cescòn dell’Unità per l’Analisi del crimine violento, quella che comanda, o dovrebbe comandare. Intanto tutti in una villetta a Monteombraro isolata in mezzo al bosco per essere più sicuri. E si incomincia a indagare approfonditamente sul caso. Tra le varie ipotesi quella che L’Iguana sia stato aiutato a fuggire con l’aiuto di un altro, dell’Altro. Può essere l’infermiera che lavorava nella casa famiglia ed è stata trovata nascosta e impaurita sotto il lavandino? O chi?…

Intanto la situazione si evolve al peggio perché il dottor Persichetti è torturato da qualcuno che vuole sapere dov’è nascosta “quella donna”, la poliziotta. Bisogna cambiare ancora una volta rifugio…Ma qui mi fermo, devo fermarmi per non scoprire troppo la trama e togliere la legittima curiosità al lettore verso un racconto estremamente ricco di colpi di scena.

Un indizio potrebbe venire dal tassista che ha portato in giro un tizio alto e stempiato con una mascherina nera (siamo in piena era covid) lasciandogli dentro qualcosa di strano e pauroso. E’ stato anche ripreso dalle telecamere della piazza e assomiglia a Ray Cooper, il batterista al concerto di Elton John a Mosca. Dunque caccia a Ray Cooper…

Tensione, paura, brutalità, disperazione, il vuoto dentro, alternanza  di personaggi in prima o terza persona e alternanza temporale, attraverso una scrittura ora fluida, ora singhiozzata. Siamo in prima tra i pensieri e i mesti ricordi di Simone mentre effettua esercizi di piegamento o ripensa alla lettura de La perfezione di Raul Montanari (un saluto allo scrittore-scacchista che ci ha lasciato troppo presto); siamo in terza tra quelli di Anna Maria che medita sul profilo psicologico dell’assassino, sull’ipotesi di uno stalker. Lei, così tagliente e ironica ma anche così fragile. E ancora in prima tra le farneticazioni disperate di un pazzo o di una pazza.

E Grazia Negro? La vediamo indaffarata con le sue bambine ma anche presa dalla nuova, pericolosa situazione, mentre si mordicchia la guancia (tic già sfruttato da Lucarelli per Lara D’angelo in Il terzo sparo) e in intimo, difficile rapporto con Simone.

Andando avanti nella lettura ci troviamo di fronte ad un continuo inabissarsi nella psiche umana dove il personaggio principale è soprattutto l’Amore, la ricerca disperata dell’Amore, il desiderio dell’Amore che manca e può portare a gesti fatali. Una tragedia in più atti rappresentata a Bologna, comunque sempre la città più bella del mondo. Parola di Roberto tassista.