Regaliamo a tutti i nostri lettori L’AVVENTURA DELL’ENIGMA DA KRAKATOA il racconto di Gianfranco Sherwood vincitore del nostro concorso letterario (e pubblicato sulla Sherlock Magazine n.4 quest'anno). Buona lettura e un felice Natale sherlockiano!!

L’AVVENTURA DELL’ENIGMA DA KRAKATOA

   Chi ha avuto la pazienza di seguire dall’inizio queste mie cronache sa che, quando conobbi Sherlock Holmes, nell’intento di decifrare i modi singolari di quel giovanotto allampanato e saturnino, volli stilare un elenco dei suoi interessi; e che nulla quanto l’avere segnato un deciso zero alla voce letteratura valse poi a definire i limiti del mio senno. Perché colui che mi onoro di chiamare amico risultò essere invece uomo di vaste e inattese letture.    Ma questa resterebbe minuzia di biografo, non fosse che proprio dall’amore per i libri scaturì la strabiliante indagine che condusse Holmes alle soglie dell’infinito e spinse il suo fedele ma, nella circostanza, riluttante compagno a volgere in seguito molti sguardi smarriti al cielo.     

Nel gennaio del 1896 ero tornato da circa un anno a Baker Street e, pur avendo ceduto lo studio di Kengsinton al dottor Verner, continuavo, col suo permesso, a seguire i pazienti che mi erano rimasti particolarmente affezionati. Non era una sinecura, si trattava di persone perlopiù cariche d’anni e d’acciacchi. In quei giorni, poi, afflitta Londra da un’epidemia di febbre, le richieste di visite si erano fatte incessanti e, lo confesso, persino sgradite. Perché anche in casa avevo un malato da seguire, Holmes, tormentato da una tosse persistente, stizzosa al punto da fargli moderare, su mia ferma prescrizione, inveterate abitudini d’accanito tabagista.   E in quella particolare, gelida sera d’inverno, deciso ad affrettare il ritorno, avevo persino preso la metropolitana, per emergerne frastornato e sudicio di polvere di carbone.    

Finalmente a casa, già sorridevo, pensando ai sillogismi su luoghi e trasporti che il mio aspetto da spazzacamino avrebbe ispirato a Holmes, quando, appesi accanto al suo ulster, notai due cappotti di buon taglio.  

 –  Abbiamo visite? –  chiesi alla signora Hudson, mentre affidavo pastrano e bombetta alla sua spazzola.  

–  Sono appena saliti due signori… Anzi –  aggiunse, dopo avermi squadrato con un’occhiata critica, –  sarà meglio che dia una ripassata anche a lei.

Per proseguire la lettura cliccate qui!