In La memoria di Ras Tafari Diredawa Tafari è un barbone alcolizzato, etiope e ultraquarantenne, uno tra i mille volti di diseredati che abitano le stazioni della metropolitana o i giardini pubblici romani, elemosinando i pochi spiccioli sufficienti per comprare del vino in cartone, unico “ansiolitico” che permette di restare in un continuo stato d’incoscienza. Di se ricorda solo il suo nome, Ras Tafari Diredawa e la sua lingua madre, l'Amhara. L’unico contatto con il mondo è il sorriso che Eurosia, una volontaria della Caritas, gli regala ogni giorno dietro al bancone della mensa dei poveri. Tutto cambia quando Tafari, non visto, assiste dal suo rifugio di cartone all'omicidio di Eurosia. Suo malgrado, ora, si vede costretto a uscire dal suo stato di torpore e, con estrema fatica, Tafari è costretto a ricordare il suo passato terribile di rifugiato politico e a desiderare che questa volta l’omicidio di una persona a lui cara non resti impunito. Da sfondo la Garbatella, un quartiere popolare che sorge su una serie di colline coperte di pini più alti delle case, con vie e "lotti" che non sembrano Roma, ma una piccola perla incastonata nel grigiore della città.

Uno romanzo di “redenzione”, in cui Massimo Mongai non limita la narrazione alla pura e semplice descrizione di un barbaro omicidio e delle indagini a esso collegato, ma apre al lettore una diversa visione sul mondo degli homeless attraverso la vicenda di Tafari.

Massimo Mongai, autore di culto, ha esordito con Memorie di un cuoco d'astronave, pubblicato da Mondadori, vincitore del Premio Urania. Pubblica successivamente Il gioco degli immortali (Mondadori) e Tette e pistole (Malatempora). Con la Robin ha giù pubblicato Memorie di un cuoco di un bordello spaziale (2002), Cronache, non ufficiali, di due spie italiane (2003), Il Fascio sulle Stelle di Benito Mussolini (2004) e Alienati (2005).

“Il giorno dopo, appena ebbe cinque minuti liberi, andò a visitare la casa di Eurosia. Da fuori naturalmente. Era sul lato sinistro di via Massaja, … I “lotti” affascinarono Tafari, che se li studiò a lungo. La casa di Eurosia era appunto dentro un “lotto”: un gruppo di case, uno di quegli edifici vecchi ormai oltre sessant’anni, le case popolari dello IACp, che sono popolari di costruzione e di finiture, ma senza dubbio non di qualità di vita o di pregio urbanistico-ecologico. Immerse nel verde, all’interno di “lotti” cintati da muretti e ringhiere, nei quali non possono entrare le macchine, sono in realtà le più belle case di Roma, seconde solo alle ville dell’Aventino. Forse. O forse è una esagerazione”.

La memoria di Ras Tafari Diredawa di Massimo Mongai

 In libreria dall’11 maggio 2006 

Collana: I Luoghi del delitto

Pagg. 264 Euro 9,00 - ISBN 88-7371-211-8