Altre tre serate di noir, di sottile paura metropolitana, di attesa e di porte cigolanti, di terrore ed assassini, di delitti tra finestre piene di ospiti attendono i fiorentini amanti del giallo a tinte fosche. Al Teatro Puccini, fino al 28 gennaio, ogni mercoledì sera, sale in cattedra un Hitchcook tutto nostrano grazie alla brava Nuova Compagnia di Prosa Città di Firenze del regista Andrea Susini che ha saputo raccogliere la sfida e ricreare la suspense ed il filo sottile di brividi alla schiena del grande maestro cinematografico dell’orrore, grazie anche all’apporto del progetto artistico di Luca Bramanti. “La finestra sul cortile” arriva dopo, sempre grazie alla N.C. P., il riuscito esperimento di “Trappola per topi”, altro caposaldo delle pellicole uscite dalla fervida penna di Agatha Christie e pochi mesi dopo “Dieci piccoli Indiani” a cura della Compagnia Down Theatre presso lo Scantinato, segno che il vecchio- nuovo genere piace, diverte e colpisce. Il palco diviene il cortile omonimo del titolo dello spettacolo ed i 72 spettatori, massimo consentito per serata, prendono posto nel mezzo ai due schieramenti e dividono gli sguardi, come in una partita di tennis, tra la casa e la finestra preferita di Jeff - Cristiano Ricci, fotografo guardone, ed il palazzo di fronte dove quattro singolari inquilini nei loro rispettivi appartamenti incuriosiscono le sue fantasie. “Miss Torso” alias l’accattivante Giuliana Brunetti, la giovane, bella e provocante cantante lirica che si schiarisce la gola in due pezzi sul balcone, “Miss Cuore Solitario”, l’espressiva Adriana Secci, l’anziana signora visionaria con cane al seguito, il “Musicista” – Nicola Ricci, il sassofonista ubriaco e lui, l’assassino, il “Commesso Viaggiatore” interpretato da Alessandro Dell’Anno, il rappresentante che uccide la moglie invalida credendo di farla franca senza aver fatto i conti con i lunghi binocoli e le voglie voyeriste dell’animo umano. Il nostro Poirot immobile, costretto in casa dalla frattura accidentale di una gamba, vede e provvede e, con l’aiuto singolare di fidanzata altolocata, Piera Dabizzi in “Stella”, e di cameriera tuttofare- grillo parlante saccente, la brava Rosanna Susini, smaschera il giallo con la complicità dell’amico ispettore. Gli attori scendono nel “cortile” tra il pubblico, vivono e respirano assieme, condividono l’atmosfera cupa. Buona la scenografia e l’idea registica in questa riconversione dello spazio recitativo, in questa mossa del far prendere campo e corpo al di solito passivo pubblico e proiettarlo nei dubbi dell’uno, nei traumi e tranelli dell’altro, a contatto con la vita, il domani, del personaggio- attore- ruolo. Un’ora e trenta che scivola, tra sobbalzi e quiete prima della tempesta in un equilibrato gioco di pieni e di vuoti, luci ed ombre su un classico, quotidiano, anonimo spaccato di vita reale, la normalità al potere, la soglia del diverso a portata di mano.