Quattordici truffe, tre violenze carnali, un accoltellamento in Culver Avenue, trentasei tipi assortiti di furti, e gli imbianchini nella sala-agenti.
A peggiorare la situazione il freddo pungente, le finestre chiuse nella speranza che i caloriferi riuscissero a stemperare l’ambiente e un puzzo terribile di vernice e acquaragia.È proprio a questo punto, quasi a cavallo del cambio di turno pomeridiano, che arriva la telefonata. Cinquemila dollari entro le dodici del giorno successivo oppure il Commissario ai Parchi Cowper sarebbe stato “impiombato”.

Meyer scrolla le spalle. Il tenente Byrnes non sa se credere se sia la telefonata di un pazzo o una reale minaccia e lo stesso Steve Carella, impegnato proprio quei giorni dietro a dei delinquenti che danno fuoco ai barboni durante la notte, non sa cosa pensare. Il confine tra la follia e la verità troppo spesso è labile. Il Commissario ai Parchi verrà avvisato della minaccia e i due detective impegnati nel turno serale, Bert Kling e Cotton Hawes rimarranno in attesa di un’eventuale telefonata di conferma.

Quando l’uomo misterioso chiama di nuovo alcune domande trovano risposta: adesso i ragazzi dell’87° sanno dove lasciare la gavetta con i soldi richiesti – sulla panchina di un parco - e vengono a sapere che ci sono dei “motivi sentimentali” che legano la minaccia proprio a quel distretto.

Inizia la caccia all’uomo. Il ragazzo che la mattina successiva si presenta a ritirare i soldi (semplicemente della carta straccia) sembra non sapere nulla di tutta quella faccenda. Antony La Bresca, questo è il suo nome, si è lasciato convincere a recuperare la colazione di quell’uomo calvo e con l’apparecchio acustico in cambio di cinque miseri dollari. Adesso l’uomo lo aspetta all’ufficio di collocamento e…

Naturalmente il tipo non è più lì, quando i detective arrivano. Al suo posto, un dubbio: che colui creduto morto otto anni prima fosse tornato a giocare una dura partita fatta di estorsione e minacce.

La morte del Commissario ai Parchi, quella stessa sera, impiombato come da previsione, dà ufficialmente inizio alla sfida.

Ma sarà una ricerca lunga e infruttuosa. Da dove iniziare le ricerche di un uomo che sa nascondersi e che ha deciso di farsi beffe proprio di loro?

Tutti gli indizi porteranno solo ad avvalorare la tesi che il Sordo è ancora vivo e che sia proprio lui a macchinare quella nuova serie di delitti. Sembra che non abbia alcuna intenzione di nascondere la sua identità. Sono proprio io, dice ai detective dell’87°. Sono tornato. È chiaro anche dal nome con il quale il Sordo si presenta a coloro che entrano in contatto con lui: Timpàno (in tedesco nella versione cinematografica). Dicono proprio così le persone che lo hanno visto e alle quali si è presentato. Timpàno. Fino a che non si intuisce facilmente che la pronuncia è errata e che il termine italiano corretto, timpano, ha un significato ben preciso. Il Sordo, già: possono ancora esserci dubbi?

Mentre la seconda minaccia – anticipata da una lettera scritta con ritagli di giornale e lasciata al sergente Murchison da un ragazzino – porta alla morte del vice sindaco, il tenente Byrnes decide che l’unico collegamento, per quanto debole, con il criminale è proprio La Bresca, il ragazzo che hanno fermato in occasione del ritiro del primo bottino.

Così mentre Steve Carella finisce in ospedale, quasi bruciato vivo proprio da quei delinquenti a cui sta dando la caccia, Bert Kling e Meyer Meyer si esibiscono in goffi pedinamenti che terminano tutti allo stesso modo, con La Bresca che riesce a far perdere le tracce di sé.

Per fortuna ci pensa Arthur Brown a dare un nuovo impulso alle indagini. Appostato per intercettare le telefonate di casa La Bresca, viene a sapere che il ragazzo sta preparando un colpo. Purtroppo qualcuno lo è venuto a sapere e adesso lo ricatta. Facciamolo insieme, è la proposta. Tu e il tuo socio dividerete il bottino anche con me, altrimenti vado dai poliziotti!

Un colpo. Ecco che l’attenzione dei detective è di nuovo viva. L’uomo che ha provato a ritirare la gavetta con i soldi al parco il giorno stesso dell’omicidio del Commissario Cowper, ha un colpo. E un bottino che fa gola.

Tutti nuovamente in pista, quindi. Il Sordo è là fuori, da qualche parte, ma la rete degli investigatori si stringe, anche se sono già due gli uomini che hanno perso la vita e un terzo, proprio il sindaco, adesso (anche se citato solo con le sue iniziali – JMV – nella nuova lettera minatoria arrivata in dipartimento), è il prossimo della lista.

Non raccontiamo altro del romanzo, certi che molti vorranno ancora preservarsi il piacere di leggerlo. Abbiamo presentato il terreno, abbiamo fatto capire il caos di una trama che rispecchia la stessa confusione dei detective che devono sciogliere la matassa. Steve Carella, Meyer Meyer, Bert Kling, Artie Brown, Hal Willis, Cotton Hawes sono sotto scacco. Hanno poco tempo e poche scelte da fare. E la città, in quei giorni forse più del solito, sembra piena di criminali.

Alcuni lo chiamano il Caso.

Succede che alcune volte i tasselli proprio non ne vogliono sapere di andare al proprio posto e allora tutto avviene in modo spontaneo. Anche se non è facile dire come e quando. Prova a spiegarlo un commissario di polizia proprio al sindaco minacciato di morte. Magari in modo un po’ confuso, perché non è detto che un commissario sappia sempre spiegarsi bene, ma ci prova:

— Il nostro lavoro è tutto una combinazione di fatti e particolari apparentemente non collegati e che a un tratto si fondono — disse il commissario, poi gli venne il sospetto di non essere stato chiaro. — Nel nostro lavoro sono infiniti i fatti casuali, e questi casi fortuiti costituiscono un fattore che contribuisce all’arresto del criminale. Faccio un esempio. Fra… eh… sei o sette mesi, arrestiamo un uomo accusato di rapina, e durante l’interrogatorio scopriamo che ha commesso un omicidio nel corso di un’altra rapina avvenuta… eh… quattro o cinque mesi fa.
— Be’ — disse il sindaco — spero che non si debba aspettare che tra sei o sette mesi il nostro uomo si faccia prendere mentre commette un altro delitto.