Franco si sente perduto, alternativamente divorato da sensi di colpa e volontà di vendetta. La moglie si decide a raggiungerlo e, per qualche istante, il dolore per la perdita sembra riunirli. Ma emergono notizie inquietanti, un simile omicidio di una bimba dai capelli rossi consumato un anno prima mette Franco sulla pista di un probabile assassino seriale. E la cosa lo turba ancora di più perché la faccenda sembra essere stata messa a tacere proprio dagli amici del circolo di Sarafian.Sempre più ambigui, spaventati, aggressivi appaiono i membri di questi consesso. Ginevra (Dominque Boschero, altra presenza femminile di fascino del film) ci rimette persino la pelle promettendo rivelazioni che in qualche modo incolperebbero il mercante d’arte. Questi però, forse proprio per l’allure del suo interprete non sembra un plausibile assassino di ragazzine. Sempre più Franco sembra ossessionato dalla ricerca della verità, dalla necessità di scavare nel passato. Ed Elizabeth si spaventa, sente rumori dove non ci sono. Venezia le diventa un luogo insopportabile. La loro fragile intesa pare essere sul punto di infrangersi nuovamente. Lei riparte per Amsterdam.Nel frattempo Franco continua la sua caccia ai fantasmi, scopre turpitudini su turpitudini, arriva persino a conosce l’identità del giovane figlio sciancato di Ginevra. Una delle sequenze più suggestive è girata nel mulino Stuky nella nebbia. Mentre i testimoni cominciano a morire una linea d’indagine ci induce a pensare che davvero sia Serafian, uomo perverso e ricattatore, la mente criminale dietro a tutto, ma non è così semplice equi entrano in gioco altri elementi che sono tipici del cinema di quell’epoca. La follia generata da comportamenti immorali di un genitore (la “madre sgualdrina”), l’affetto tra fratelli che arriva anche al delitto ma non può giustificare gli omicidi “calcolati” e, altro elemento tipico del giallo cinematografico di questi tempi, la figura del prete omicida. Perché è l’apparentemente tenero padre James la vecchia mascherata che uccide le bambine per preservarne la purezza prima che diventino “male femmine” come la madre. Padre James, fratello segretodi Sarafian, e alla fine folle omicida che rischia di uccidere Elizabeth tornata sui suoi passi convinta che, alla fine, Franco abbia più che mai bisogno di lei.

       

Il finale è catartico, con una caduta del colpevole dal campanile, in fiamme per giunta. Chiusa che in qualche modo mi ricorda l’orribile volo del prete assassino Marc Porel in Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci che era pure una vicenda di “creature” uccise per preservarle dal male.

Chi l’ha vista morire? è un piccolo capolavoro anche in un filone che, pur mantenendo tematiche simili, ha saputo inventare e sviluppare trame originali sempre differenti. In quella categoria che chiamare i “thrilling veneziani”, sicuramente una delle opere imperdibili.