Forza, Maresciallo, mi spieghi esattamente cos'è successo. Con calma e con il minimo di parole necessarie, lei ha la tendenza ad allargarsi. Fa un freddo boia, com'è normale che sia alle sei del mattino in un giorno di febbraio, mi ha buttato giù dal letto ed io, come può immaginare, non sono al massimo,"

" Capitano, è presto detto: quel poveraccio laggiù, coperto da un plaid, si chiama, anzi si chiamava Franco Spini, proprietario di quel bar bello, grande, in piazza. Sposato, la moglie si chiama Grazia, un bambino di sette anni che fa la prima insieme al mio. Scusi, prometto che non mi allargo più. Fissato con la palestra e l'esercizio fisico in genere, infatti si stava allenando, come tutte le mattine, con la sua bici super leggera, ultimo modello. Quello sconvolto, che sta parlando con l'appuntato, è il guidatore dell'auto che l'ha investito. Guido Rinaldi,  rappresentante di computer, bell'uomo, scapolo, se ne raccontano tante su di lui. Basta, non dico niente. Dal test, è risultato sobrio, non andava forte,  è passato davanti all'autovelox  piazzata cinquanta metri prima e non è stata rilevata alcuna infrazione al limite di velocità consentito: ha chiamato l'ambulanza subito e non si è mosso da qui. Dice che la bicicletta ha sbandato improvvisamente, se l'è trovata sotto le  ruote, ha inchiodato ma l'ha preso in pieno. Stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso. Questo è tutto."

"Se è tutto ed è tutto chiaro e sotto controllo, perchè mi ha svegliato? Lo so, lo so, ho capito, bisogna andare dalla vedova, che ancora non sa di essere vedova, a darle la notizia e, tanto per cambiare, tocca a me. Non mi ci abituerò mai, è la parte peggiore del nostro lavoro. Naturalmente viene anche lei, Maresciallo,  sono certo che la conosce come conosce tutti in paese."

"La conosco sì, fa la cassiera al bar, bella donna, molto riservata, sorride poco, quando si sta al pubblico un po' di cordialità non guasterebbe. Sempre gentile, però. Poveretta, non si aspetta certo un colpo come questo. Io direi di chiamare anche Don Marco, li ha sposati lui, conosce bene la famiglia, può darle conforto ed aiutarla per tutto quello che ci sarà da fare."

"Mi sembra una buona idea, Maresciallo. Andiamo, aspettare non serve a cambiare le cose. Cerchiamo di fare del nostro meglio, tanto non esiste un modo giusto per dare  notizie come questa, ormai l'ho imparato bene, purtroppo non è la prima volta che mi trovo in queste circostanze."

 

 

"Signora, come le ho detto, siamo a sua disposizione: per qualunque cosa, si rivolga al Maresciallo o direttamente a me. Non si faccia scrupoli: comprendiamo la sua situazione, sola, con un bambino da crescere, il bar da tirare avanti: spero che sua madre - le telefona lei o preferisce che se occupi Don Marco? - possa starle vicino. Su, la prego, cerchi di calmarsi, non si faccia vedere così disperata dal piccolino. Ecco, è arrivata la sua amica Claudia, l'abbiamo avvisata noi - grazie, signora, di essere venuta subito - la lasciamo con lei e con Don Marco. Arrivederci, le siamo vicini, davvero."

 

 

"Maresciallo, anche questa è andata. Povera donna, è scoppiata in lacrime, ha visto, non riusciva nemmeno a parlare dalla disperazione: mi sento talmente inadeguato in queste situazioni, preferirei affrontare, che so, un delinquente con la pistola in pugno, piuttosto che suonare il campanello di una porta e dare una notizia che distrugge la vita di una persona. Un uomo giovane, un marito, un padre, come si fa a dire a una donna innamorata: è morto, non lo vedrà mai più tornare a casa, suo figlio è un orfano, si rassegni.   Via, saliamo in macchina, dobbiamo tornare in caserma, qui, purtroppo, non c'è niente che possiamo fare, proprio niente."

 

 

" Grazie della visita, Don Marco. Non so come avrei fatto senza di lei, soprattutto i primi mesi dopo la morte di Franco. Le sono grata, davvero, anche perchè è una vita che non frequento la chiesa e non mi aspettavo tanta premura da parte sua. Mi rendo conto che la notizia del mio matrimonio, dopo appena un anno dalla disgrazia, ha spiazzato tutti e  tutti si stanno chiedendo come faccio a sposare proprio l'uomo che ha investito e ucciso mio marito. Guardi, io non ho niente da rimproverarmi, sono stata una moglie fedele e le chiacchiere di paese non mi interessano ma, a lei, voglio dire la verità.  Lo so che non dovrei usare questa parola, Franco è il padre di mio figlio ma era anche una carogna, non posso e non voglio essere ipocrita: quando sono venuti a dirmi dell'incidente, ho pianto di sollievo, non riuscivo a smettere, ho pensato che, finalmente, la mia creatura ed io potevamo dormire tranquilli, la notte. Non si è mai chiesto, nessuno l'ha mai fatto, in paese, perchè io portassi, anche in agosto, abiti accollati, foulard al collo, maniche lunghe? Ero piena di lividi, caro Don Marco, Franco mi riempiva di botte per ogni sciocchezza che non fosse come lui voleva e ordinava. Per non parlare della sua assurda gelosia, senza il minimo motivo. Ho tentato di lasciarlo, due volte ho provato ad andarmene, la prima da mia madre, la seconda da un'amica, a Firenze: il giorno dopo, lui era già lì e minacciava di fare una strage se non tornavo a casa ed io sapevo che ne sarebbe stato capace, conoscevo bene la sua violenza. Non avevo scelta, non potevo mettere in pericolo altre persone. Lei non può immaginare l'angoscia, il terrore, non tanto per me quanto per il mio bambino.