Ci sono autori capaci di prenderci per mano e di condurci attraverso la storia tra le pagine di romanzi sempre avvincenti in cui oltre alla perizia si indovina tanta passione. Forse l'unico strumento in grado di contagiare davvero. Ecco dunque una piccola ma preziosa intervista con Patrizia Debicke van der Noot autrice di raro talento, grande frequentatrice ed esperta del rinascimento italiano.

Allora ci siamo. Immaginiamo un autore che si cimenta a scrivere la sua prossima opera. Ha un foglio bianco davanti. Anzi, trattandosi di un romanzo, molti, moltissimi, innumerevoli fogli. La prima cosa da fare, ovviamente, è quella di interrogarsi. Onestamente, in perfetta solitudine con se stesso lo scrittore si deve chiedere: ma che cosa voglio scrivere? È innegabile che molti, oggi, si stanno orientando verso il romanzo storico. Quali sono secondo te i punti di forza e le criticità di questo particolare genere letterario ?

I punti di forza sono che in genere un romanzo storico ben fatto dovrebbe tenere più a lungo nelle librerie di un romanzo più alla moda e, se piacevole e stuzzicante, rivolgersi a un ampio pubblico di lettori. Le criticità vengono dalla realtà italiana che sa poco di storia e spesso la considera con sospetto, dimenticando che attraverso la storia si possono affrontare tante delle realtà attuali.

Il fascino indiscutibilmente c’è, la tentazione pure, ambientare una storia in un periodo storico particolare, lontano dall’oggi, trasportare il lettore non solo all’interno di una storia, ma anche e soprattutto in un luogo e in un tempo sconosciuti. Tu come vivi questa esperienza di creazione?

Mi serve una scintilla. Per esempio nell’Oro dei Medici la spinta al romanzo fu una lettera dell’ambasciatore inglese di Marsiglia al suo collega di Venezia, nella Gemma del cardinale, la riesumazione delle viscere di Francesco de Medici, nell’Uomo dagli occhi glauchi la bellezza e il mistero del personaggio ritratto da Tiziano…

Perché e come secondo te, una volta che ci si è orientati verso il romanzo storico, si opera la scelta tra un periodo piuttosto che un altro? Interesse, curiosità personale, passione, desiderio di approfondimento, fascinazione?

All’inizio indubbiamente è l’interesse e la maggiore conoscenza che si ha di un periodo storico piuttosto che di un altro. Poi l’approfondimento porta ad allungare il tiro e si continua affascinati.

Supponendo allora che il nostro esordiente abbia ora operato le sue doverose scelte, dando per acquisito che abbia in mente una storia, abbia costruito un personaggio attendibile per la sua epoca e identificato un momento storico ben determinato, la parte più difficile, a questo punto, è ancora tutta da venire. Come regolarsi con la documentazione, dove scovare le notizie, fin dove spingersi nei particolari e nella ricostruzione dei dettagli? Si scava negli archivi, si leggono biografie, si spulciano i documenti dell’epoca, si familiarizza col linguaggio dell’epoca macinando lettere su diari? Insomma, tu come fai?

Io faccio tutto quello che hai citato. Archivi, biografie, documenti d’epoca, lettere. Oggi per fortuna l’web ci aiuta. Spagna, Germania, Francia, Inghilterra eccetera, tutti i paesi posso dire stanno trasferendo libri e documentazioni sul web. E sapendo cercare…

Ad opera finita, sorge d’obbligo una domanda, il periodo storico che hai ricostruito per i tuoi lettori “quanto” è realmente diverso dal qui e adesso? Ci sono similitudini o parallelismi, hai forse scoperto qualcosa che neanche sapevi, oppure senti che adesso quel passato ti appartiene davvero o percepisci che comunque, al di là degli studi e dell’impegno, “qualcosa” continua ancora a sfuggirti?

I flussi e riflussi storici sono costanti. E quindi troviamo di continuo similitudini e parallelismi. L’etica di allora era più spiccia, spesso crudele ma forse più sincera. Un nemico lo si eliminava facendolo uccidere. Oggi lo si distrugge moralmente. Ma leggendo e scrivendo di storia continua a sfuggirmi un perché. Perché non si può fare tesoro degli errori passati.