Una Promessa è una Promessa; e se n’è accorto tempestivamente Luigi Pachì, il guru della Delos Books/Delos Digital che raccoglie da qualche tempo intorno al suo Sherlock Magazine le migliori promesse della narrativa apocrifa contemporanea, nazionale e non (al punto che corre voce che alcune grosse case editrici stiano facendo a gara per acquistare alcuni suoi titoli e rivenderli in prestigiose collane da edicola. Ma forse è solo una leggenda metropolitana). Pachì, in ogni caso, nel suo piccolo (non me ne voglia) ha creato due collane belle e raffinate, andando incontro sia ai gusti di lettori vecchio-stampo, con una serie di volumetti su carta, sia a quelli dei più moderni divoratori di stampa elettronica, con una serie di altrettanto pregevoli e-book. Gli autori sono sia italiani, dicevo (Trinchero, Martinelli…) sia stra-nieri (Growick, Britland…), sia noti sia meno noti. Sulla qualità non posso esprimermi in questa sede – o meglio, mi limiterò a dire che siamo a livelli notevoli, seppure non omogenei – anche perché io sono parte in causa, in quanto autrice (e ghost co-editor) delle brevi introduzioni che aprono i volumi cartacei.

Ma prendo in mano la penna, come direbbe il nostro Watson, perché i tempi lo reclamano. In alte parole, credo sia giunto il momento di salutare la comparsa di una vera Promessa sull’arena affollata e variegata degli apocrifi nazionali, e questa promessa si chiama Luca Sartori. Già autore, per Delos Books, di Sherlock Holmes e l’ultimo preraffaellita nel 2013, Sartori, dopo un riuscito intermezzo per lo Strand Magazine dal titolo L’avventura dei candelabri provenzali (n.29, maggio 2014), ha recentemente pubblicato il suo secondo romanzo apocrifo in e-book, dal titolo Il cane e l’anatra (www.delosstore.it/ebook/autori/8426/luca-sartori/) e altri ne ha in cantiere per il prossimo autunno: uno più lungo, per Delos Books, e uno più breve, per nientemeno che il prestigioso John H. Watson Society Journal. Giovane, energico, determinato, spiritoso ed erudito: queste le caratteristiche di un au-tore che si avvia ad avere un posto permanente nell’arena del Grande Gioco e a misurarsi con i “giocatori” più anziani che l’hanno preceduto e che continuano a regalarci opere preziose.

Ma veniamo al cane e all’anatra. Che hanno di sherlockiano questi due animali? Se pensiamo al Mastino, oppure all’oca natalizia del carbonchio blu, siamo sulla cattiva strada. È Natale, è vero; ma lo scenario e il plot sono differenti. È il Natale del 1889, Watson è già sposato (con Mary) da nove mesi e si reca a far visita a Holmes. La storia si dipana rivelando nuances ora felliniane (i pagliacci travestiti da Santa Claus) ora citazionistiche (vengono menzionati, e tutti assolutamente a proposito, il Christmas Carol di Dickens, le poesie di William Blake e i preludi di Chopin), in una scrittura colta ma dal ritmo vivace, pieno di rimandi intratestuali (l’avventura si svolge un anno dopo l’avventura di Baskerville, si allude a Irene Adler, ecc.) che di sicuro piaceranno ai cultori esperti (i quali possono verificarne via via la veridicità) ma che possono risultare molto graditi anche ai neofiti, vista la cura con cui Sartori dissemina il suo libro di brevi spiegazioni e di indizi utili per ulteriori approfondimenti

La vicenda è raccontata in modo ineccepibile, e le tematiche trattate sono estremamente interessanti dal punto di vista non solo letterario, ma anche degli studi culturali. Vedremo, per esempio, un caso di isteria, una delle cause più fre-quenti di internamento delle donne nei manicomi a quel tempo, ma a Sartori non basta: si spinge a elencare le cure farmacologiche, le teorie di Charcot, il Lunacy Act del 1845, il trattato Anatomy of Suicide di Winslow, e molto altro ancora. Die-tro a questa storia affollata di personaggi, portachiavi, guerriglieri, medicinali e segnali luminosi c’è un immane lavoro di ricerca e di immedesimazione che va oltre la pur perfetta formula dell’apocrifo: leggendo questo romanzo, infatti, non si ha solo l’impressione di leggere un buon apocrifo, ma di entrare in pieno nel-l’atmosfera culturale, storica, letteraria del tempo; leggere Sartori è compiere un viaggio nel tempo e nello spazio, avere l’illusione di incontrare veramente Holmes e Watson, di trovarci veramente nella Londra di fine Ottocento, con l’assoluta certezza che non troveremo errori (e, anche se mai dovesse succedere, non saranno sufficienti a rovinarci la nostra straordinaria esperienza). E’ un romanzo che vorrei affidare al cinema, che vorrei vedere stampato anche su carta, che non mi stancherei mai di leggere e di rileggere.

Sono giunta alla fine del mio spazio: se devo proprio trovare un difetto, dirò che fossi stata nell’editore avrei fatto uscire questo libro a Natale, e non in estate. Ma tant’è… Spero che la sua uscita sia comunque una buona occasione per acquistarlo e leggerlo oggi, con la promessa – ancora promesse! – di rileggerlo, e magari regalarlo anche agli amici, verso le Feste. Voilà. Ah – a proposito… e il cane e l’anatra? Che c’entrano? Niente da fare: se non leggete il libro, non lo saprete cer-to da me. Vi darò solo alcuni indizi: soldati puritani, ciarlatani, eredità. Buona caccia, e buona lettura!

Il cane e l’anatra, di Luca Sartori – Milano, Delos Digital, 2014. ISBN 9788867751570. Solo formato e-book, € 1,99.