Il famoso cappellino “da cacciatore di cervi” o deerstalker, classicamente associato alla figura di Holmes, non è un falso storico come la frase “elementare, Watson!” o la pipa “Calabash”. In effetti in SILV si parla di un “cappello da viaggio munito di paraorecchie”# (ear-flapped travelling cap), anche se non viene chiamato con il suo nome, e anche nelle illustrazioni dell’epoca comparve il famoso cappello, già utilizzato in precedenza per l’illustrazione di BOSC. In quella storia è definito “close-fitting cloth cap”, un aderente berretto di stoffa. Anche in HOUN si parla di un berretto di stoffa (o coppola), semplicemente “cloth cap”, ma in quel caso l’illustrazione ci mostra un cappello di feltro, floscio, a tesa stretta. Ci riferiamo alle illustrazioni perché gli Holmesiani riconoscono loro un valore di prova secondo solo al testo del Canone: in fondo, furono approvate dal Dr. Watson stesso prima della pubblicazione. In altre illustrazioni Holmes non è rappresentato con il deerstalker, anzi: se si esaminano tutte quelle apparse sullo Strand Magazine (Adventures, Memoirs, Hound e Return ad opera di Paget; Valley, His Last Bow e Case-book di Wiles, Twidle, Elcock e Gilbert) si nota che, esclusi i travestimenti,  Holmes appare 22 volte con cappelli di feltro a tesa floscia, 9 con il cilindro, 8 con il deerstalker, 8 volte con una bombetta (portata invece spessissimo da Watson), due volte con la paglietta e due con un berretto di panno di tipo inclassificabile.

La cosa più buffa è che l’illustratore della maggior parte delle storie pubblicate sullo Strand Magazine, Sidney Paget, che ha la responsabilità della sottolineatura del cappellino, ma anche di aver colpito la fantasia della gente, fu assunto per quel lavoro per un errore: l’editore era convinto di aver assegnato l’incarico all’assai più famoso fratello Walter.

Per conoscere tutti i dettagli del canone e tutte le voci relative ai particoli di Sherlock Holmes ricordiamo il volume enciclopedico Il Diciottesimo Scalino da cui è tratta anche questa voce.