Interessantissimo mix di sangue americano e stoffa inglese, la nostra Agatha Christie, stando alle biografie ufficiali, nacque nel rispettabilissimo anno 1890, in quel di Torquay, ridente, si fa per dire, stazione balneare del Devonshire, e cosa per noi inconcepibile, non frequentò mai alcun genere di scuole pubbliche o private. La sua educazione fu affidata alla mamma, creatura sensibilissima, artistica, dotata di profonda intuizione, ma ci dicono, poco legata alla realtà, dalla nonna e da un esercito di governanti che si avvicendarono nella casa avita. Del padre sappiamo solo che era molto americano e molto indipendente, più legato alla vita della City e alle partite di Criquet che non agli affetti familiari. Fu così che lo spirito singolare di Agata Mary Clarissa Miller si forgiò in quegli anni libero e romantico, preda di facili passioni e leggermente pervaso di quell’ipocrita noncuranza che possono comprensibilmente ispirare anni e anni dedicati agli svaghi e alla vita in società di una debuttante ragazza inglese di buona famiglia. Non a caso i primi tentativi letterari della nostra autrice furono delle biografie romanzate scritte sotto pseudonimo che però riscossero poco successo, non è certo il primo caso in cui una carriera fulminante ed ineguagliabile in letteratura nasce da un insuccesso, e che la cosa ci sia di consolazione. Agatha dunque sempre sull’onda di una visione romantica della vita sposò l’ancor giovane ed avvenente tenente Archibald Christie, futura promessa della mitica aviazione di Sua Maestà la regina. Le cronache poi riportano che proprio le esperienze vissute durante la Prima Guerra Mondiale furono artefici e ispiratrici della vena letteraria della Christie, che da esse attinse molte delle sue idee migliori, dal dispensario dove lavorava come infermiera per gli innumerevoli casi in cui compare immancabile il veleno, e da una colonia di immigrati conosciuti nel Devon per l’intramontabile personaggio di Hercule Poirot. Ma senza alcun dubbio il protagonista meglio riuscito di Agatha è e rimane la povera piccola indifesa vecchietta sferruzzante, la mitica Jean Marple, la zietta ideale di ciascuno di noi, capace di applicare i prototipi dell’umana debolezza tipici di un caratteristico villaggio della campagna inglese, a tutte le poliedriche dimensioni della realtà circostante, dal lusso dei transatlantici, agli hotel della Riviera o alle spiagge dei Caraibi, perché come dice: “La natura umana è sempre la stessa”. E senz’altro la caratteristica dominante di questa maestra dell’intrigo è proprio la caratterizzazione dei personaggi, che balzano vivi dalle pagine, e si definiscono davanti ai nostri occhi grazie a poche e sapienti pennellate fin dalle prime righe, poi certo l’intreccio, lo schema, l’intrigo sempre uguale e pur sempre diverso ancora una volta motivano, se mai ce ne fosse bisogno, questo eccezionale successo di pubblico e di critica, che porta la Chrtistie ad essere probabilmente l’autrice più prolifica, più pubblicata, più tradotta e più letta nel maggior numero di paesi. Certo alcuni l’hanno accusata di barare, di confondere come dire il lettore seminando false piste, o prospettando i fatti sotto una luce errata, presentando a volte i fatti sotto un’angolazione distorta, ma pur sempre reale, degli avvenimenti. Ma in fondo non è proprio questo il gioco e il mestiere di ogni scrittore che si rispetti? E in questo le dobbiamo riconoscere una vera maestria, non per niente si mormora che la sua sparizione con collegata e opportuna crisi amnesica, e relativo battage pubblicitario e giornalisti sguinzagliati alla sua ricerca per mezza Inghilterra, scomparsa peraltro mai interamente spiegata, potrebbe essere stata forse la prima audace azione di marketing letterario mai sperimentata prima. Dotata di innegabile senso dell’umorismo tipicamente inglese, la Christie ritrova la sua serenità dopo la scomparsa della mamma e il divorzio dal marito, a fianco di un bizzarro archeologo incontrato durante un viaggio in Mesopotamia, dando il via al filone più fortunato dei suoi libri. La consacrano poi all’immortalità le innumerevoli e sconfinate repliche teatrali di Trappola per Topi, appositamente creato per il compleanno della regina madre nel 1947. e il travolgente successo di Dieci Piccoli Indiani, anch’esso felicemente ridotto per la rappresentazione teatrale con innegabile fortuna di pubblico e ampi riconoscimenti. Ricordiamo di lei la dolcezza e la forza, il romanticismo e l’innegabile senso pratico tipicamente inglese che le fanno dire di suo marito: “Sono fortunata ad avere sposato un archeologo, è l’unico genere di uomo che più invecchi e più ti trova interessante…”. Il conferimento del titolo di Dama dell’Impero Britannico, e la traduzione delle sue opere in 103 lingue, la consegnano definitivamente al mito e alla leggenda, e la sua scomparsa il 12 Gennaio del 1976 suscita innumerevoli articoli di commiato vibranti di emozione e di rimpianto su tutta la stampa mondiale, di lei ci restano innumerevoli opere ancora oggi attuali e rivisitabili, e con lei Vi ricordiamo che “Ogni omicida è probabilmente il migliore amico di qualcuno.”

I Migliori Incipit di Agatha Christie

Regina inconstrasta del Giallo, autrice di decine di opere di altissimo gradimento e ai vertici della classifica delle vendite di tutti i tempi era contraddistinta da uno stile limpido e efficare con cui tratteggiava indimenticabili personaggi tridimensionali.

Agatha Christie (1890-1976)

La mia vita.

Una delle cose più belle che possono toccare a una persona è un'infanzia felice. La mia lo è stata molto. Avevo una casa e un giardino che amavo, una bambinaia saggia e paziente e due genitori che si volevano molto bene e che avevano fatto del loro matrimonio e del loro ruolo di educatori un vero successo. Guardando indietro devo riconoscere che l'atmosfera di casa nostra era davvero lieta. Il merito era soprattutto di mio padre, che era un uomo assai affabile. Purtroppo si tratta di una qualità che ha perso ogni valore al giorno d'oggi. Alla gente interessa sapere se un uomo è in gamba, se è un lavoratore, se contribuisce al benessere della comunità, se, insomma, è una persona "che conta". (Traduzione: Maria Giulia Castagnone)

Poirot sul Nilo.

"Linnet Ridgeway!" "Eccola! E' lei!" disse il signor Burnaby, proprietario del Tre Corone. Intanto allungava una gomitata al suo amico. I due uomini rimasero a guardare con tondi occhi e bocche semiaperte. Una imponente Rolls Royce rossa si era fermata in quel momento di fronte all'ufficio postale. Ne scese una ragazza: era senza cappello e indossava un abito che sembrava (ma sembrava soltanto) molto semplice. Una ragazza con i capelli biondi e le fattezze regolari, energiche; una ragazza come se ne vedono poche a Malton-under-Wode. A passo svelto e deciso, entrò nell'ufficio postale. (Traduzione: Maria Grazia Griffini)

4.50 from Paddington (Istantanea di un delitto).

Trafelata, la signora Mc Gillicuddy seguiva affannosamente il facchino che le portava la valigia. La signora Mc Gillicuddy era bassa e tarchiata, il facchino alto, con il passo scattante. In aggiunta, la signora Mc Gillicuddy era carica di una quantità di pacchi, risultato di una giornata di acquisti natalizi. Di conseguenza, la sua era una gara già perduta in partenza e, infatti, quando il facchino svoltò l'angolo in fondo al marciapiede, la signora Mc Gillicuddy si era appena lasciata dietro le spalle i cancelli d'ingresso. Il marciapiede n. 1 non appariva molto affollato in quel momento perché era appena partito un treno; invece in quella specie di terra di nessuno che era la pensilina retrostante, una folla disordinata si precipitava di qua e di là, salendo e scendendo dai sottopassaggi della metropolitana, entrando e uscendo dai depositi bagagli, dal buffet, dagli uffici informazioni, fermandosi davanti ai tabelloni degli orari, varcando in un continuo flusso e riflusso i cancelli degli arrivi e delle partenze. (Traduzione: Grazia Griffini)

Lord Edgware dies (Se morisse mio marito).

La memoria del pubblico è corta. L'appassionato interesse e le vivaci polemiche suscitate dall'assassinio di Gorge Alfred St. Vincent Marsh, quarto baronetto di Edgware, furono presto dimenticati e caddero nell'oblio, sostituiti da eventi sensazionali più recenti. In relazione a questo delitto non si fece mai ufficialmente il nome del mio caro amico Hercule Poirot, per suo espresso desiderio, lo so per cognizione di causa. Preferì non essere coinvolto nel caso. La soluzione del delitto fu attribuita ad altri e fu lui a desiderarlo. Da un punto di vista squisitamente personale, Poirot era convinto che questo caso dovesse essere considerato un suo personale insuccesso. Affermò sempre, infatti, di essere stato messo sulla pista giusta da una riflessione udita casualmente per la strada e fatta da uno sconosciuto. (Traduzione: Rosalba Buccianti)

Murder at the Vicarage (La morte nel villaggio).

È difficile decidere da quale punto iniziare questa storia, ma comunque ho scelto un certo mercoledì all'ora di pranzo, al Vicariato; la conversazione, benché nel complesso non abbia niente a che vedere con la storia che intendo raccontare, contiene però un paio di elementi interessanti, se visti in prospettiva. Avevo appena terminato di affettare del manzo bollito (che tra l'altro era duro come il legno) e, mentre tornavo a sedermi al mio posto, osservai, con spirito assai poco consono alla mia veste sacerdotale, che se qualcuno avesse ucciso il colonnello Protheroe, avrebbe reso un grosso servizio all'umanità. "Lo diremo in tribunale" scherzò Tennis, mio nipote, "quando troveranno il vecchio in un bagno di sangue. Verrà anche Mary a testimoniare contro di te, non è vero, Mary? Descriveremo anche l'aria minacciosa con cui brandivi il coltello." (Traduzione: Diana Fonticoli)

L'assassinio di Roger Ackroyd.

La signora Ferrars morì nella notte tra il 16 e il 17 settembre. Mi mandarono a chiamare alle otto del mattino, venerdì 17. Ma oramai non c'era più niente da fare. Era morta da qualche ora. Quando rientrai a casa, erano le nove appena passate. Mi servii della mia chiave per aprire la porta e indugiai volutamente qualche minuto nel vestibolo per appendere il cappello e il leggero soprabito che avevo giudicato opportuno indossare per difendermi dai primi freddi di una mattina all'inizio d'autunno. Confesso che mi sentivo sconvolto e profondamente preoccupato. Con questo, non voglio dire che, in quel momento, cominciavo già ad avere qualche premonizione degli avvenimenti che si sarebbero verificati nei giorni successivi. No, assolutamente. Posso dichiararlo senza ombra di dubbio. Però l'istinto mi diceva che ci aspettavano tempi difficili. (Traduzione: Grazia Griffini)

Assassinio sull'Orient-Express.

Erano circa le 5 di una mattina d'inverno, in Siria. Lungo il marciapiede della stazione d'Aleppo era già formato il treno che gli orari ferroviari internazionali indicavano pomposamente col nome di Taurus Express, e che consisteva in due vetture ordinarie, un vagone-letto e un vagone-ristorante con annesso cucinino. Vicino alla scaletta di uno degli sportelli del vagone-letto, un giovane tenente francese, splendido nella sua uniforme, conversava con un omino imbacuccato fino alle orecchie e del quale erano visibili solo il naso arrossato e le punte di un paio di baffi arricciati all'insù. (Traduzione: Alfredo Pitta)

Poirot a Styles Court.

Il grande interesse suscitato nel pubblico da quello che a suo tempo fu battezzato "Il Caso Styles", è ormai scemato. Ciononostante, data la risonanza che ha avuto, sia il mio amico Poirot sia la famiglia interessata mi hanno pregato di scrivere il resoconto dell'intera vicenda. In questo modo si spera di mettere a tacere i pettegolezzi che ancor oggi capita di ascoltare. Prima di tutto parlerò di come mi trovai invischiato in questa storia. (Traduzione: Diana Fonticoli)

Nemesi.

Miss Jane Marple aveva l'abitudine di leggere il suo secondo giornale nel pomeriggio. Ogni mattina gliene portavano due. Il primo lo leggeva mentre sorseggiava il tè, sempre che il quotidiano le venisse consegnato in tempo. Il ragazzo dei giornali aveva una concezione del tutto personale degli orari. Qualche volta, poi, ne arrivava uno nuovo, con abitudini completamente differenti. Ognuno di questi ragazzi percorreva un itinerario diverso, suscettibile ogni giorno di variazioni. Forse per loro era un antidoto contro la noia. Per molti clienti, abituati a dare un'occhiata al giornale prima di correre in ufficio, era una gran seccatura; ma lo era anche per le vecchie signore di St. Mary Mead, che preferivano darsi alla lettura durante la prima colazione. (Traduzione: Diana Fonticoli)

Ten Little Niggers (10 piccoli indiani).

In un angolo dello scompartimento fumatori di prima classe, il signor Wargrave, giudice da poco in pensione, tirò una boccata di fumo dal sigaro e scorse con interesse le notizie politiche del "Times". Poi, depose il giornale sulle ginocchia e guardò fuori dal finestrino. Il treno correva attraverso il Somerset. Diede un'occhiata all'orologio: ancora due ore di viaggio. Ripensò a quello che i giornali avevano scritto su Nigger Island. Anzitutto, la notizia dell'acquisto fatto da un milionario americano appassionato di crociere in panfilo, e la descrizione della casa moderna e lussuosa che aveva costruito su quella piccola isola al largo della costa del Devon. (Traduzione: Beata Della Frattina)