«Uhm… questo mi piace. — Sentii Holmes borbottare questa

frase dalla sua poltrona preferita, mentre era assorto

nella lettura del Times; osservandolo vidi quel famoso luccichio

tanto familiare. La vicenda che mi appresto ad esporre ebbe inizio

circa dodici anni fa in un freddo mattino di ottobre del 1883

che annunciava l’ennesima giornata torrenziale caratteristica di

Londra. Aspettavo che Holmes continuasse la frase, ma non lo

fece. Alla fine la curiosità mi vinse.

— C’è qualcosa di interessante? Un omicidio forse?

— Forse. — E alzò gli occhi per guardarmi con quel suo piglio

ironico che molto spesso mi irritava. Evitai di commentare ulteriormente,

mentre speravo si presentasse un cliente con un affare

importante per liberarlo da quello stato di apatia in cui era sprofondato.

Il fatto che cercasse di irritarmi era già di per sé un ottimo

segnale che la sua indolenza stava svanendo. Rimasi pertanto

in silenzio per qualche minuto, terminando la mia colazione, ma

Holmes non accennava ad andare avanti.

— Insomma Holmes! Vuole dirmi cos’è successo? — esclamai

infine spazientito. Ancora una volta mi scrutò sarcasticamente.

— Mio caro Watson, le sue mani la tradiscono! Hanno iniziato

a dare segni d’impazienza dal primo istante ed era talmente

distratto che stava per versare il suo caffè nel piattino. Cercava

di fingersi disinteressato, ma il suo nervosismo era più evidente

della sua apparente indifferenza. Ebbene vedrò infine di accontentarla.

Il nostro Lestrade è coinvolto in un caso di omicidio. Un

uomo sulla cinquantina è stato trovato ucciso con un colpo di

pistola alla testa in una baracca del porto. Dev’essere accaduto

questa notte perché la vicenda è solo accennata. Credo che presto

riceveremo sue notizie. — Continuò a sfogliare distrattamente il

giornale, mentre mi avvicinavo alla finestra e osservavo fuori.

— Chissà, — replicai — forse questa volta Lestrade riuscirà a

risolvere il mistero senza bisogno del suo intervento! — Ero ancora

lievemente irritato per il suo comportamento precedente e

avevo voglia di stuzzicarlo. Mi rispose con la sua solita aria enigmatica

e con un leggero sorrisetto sulle labbra.

— È probabile. — Anche lui si alzò dal divano e mi raggiunse

alla finestra.

— È sempre un piacere osservare l’avvicendarsi delle persone

per la strada. Ognuna di esse ha pensieri propri ed un problema

da risolvere più o meno importante. Camminando, le potrebbero

passare accanto assassini e filantropi senza che lei possa notarlo.

Che ne pensa Watson?

— Che lei è molto filosofico quest’oggi. — Lui mi sorrise e

continuò.

— Guardi ad esempio quel giovane: indubbiamente non è inglese;

mi sembra di carnagione olivastra, anche se da questa distanza

non posso stabilirlo con certezza; è nervoso ed è una persona

molto attenta ai particolari, tuttavia oggi mostra chiaramente

di avere un problema molto serio perché non manifesta la sua

pignoleria come dovrebbe. Dimenticavo: è un violinista. — Tacque

e rimase ad osservare la strada.

— Holmes! Non crede di esagerare? Com’è possibile capire da

questa distanza il carattere e il mestiere di una persona? — Lui

trasse un lungo sospiro come suo solito e iniziò a parlare come un

insegnante che si rivolge ad una classe.

— Le ho detto tante volte, Watson, che lei vede, ma non osserva!

Quel giovane è vestito elegantemente, con uno stile molto

ricercato, ma in Inghilterra, come lei ben sa, non utilizziamo

abiti di quel genere e colore, soprattutto in un periodo così freddo,

pertanto proviene da un paese dell’area mediterranea, come

dimostra la sua carnagione; il suo passo è regolare, ma gli strani

movimenti che compie con l’ombrello fanno supporre un certo

nervosismo; chiaramente qualcosa lo preoccupa e dev’essere un

problema serio perché non si è reso conto di avere abbottonato il

soprabito malamente; vede? Il primo bottone è inserito nella seconda

asola; una persona perennemente distratta non veste con

quell’attenzione che invece il nostro soggetto dimostra e l’elaborato nodo della cravatta ne è una prova.

— Ma come fa a dire che è un violinista?

— Lei è un medico, Watson, osservi attentamente la strana posizione

della spalla sinistra e della testa leggermente reclinata:

soltanto una persona che studia il violino fin da bambino ha questo

difetto. — Guardai attentamente anch’io e dovetti ammettere