Dopo lo straordinario successo di Stieg Larsson il giallo scandinavo ha ormai assunto il ruolo di un fenomeno letterario mondiale. In questo contesto appare opportuna la traduzione in italiano anche di un’autrice finlandese, Leena Lehtolainen, i cui numerosi romanzi hanno costantemente incontrato il favore del pubblico, non solo in Finlandia, ma anche in Germania, Francia e Spagna. Il mio primo omicidio (l’edizione originale è del 1993), pubblicato in Italia dalla Fanucci, è, come si evince dal titolo, l’episodio iniziale di una (lunga) serie con protagonista l’ispettrice Maria Kallio, giunta ormai in finlandese all’undicesimo volume.

Si tratta di un giallo in senso classico, che per certi versi ricorda anche troppo da vicino Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie. L’omicidio avviene infatti in un luogo isolato, una ristretta cerchia di sospettati e un’investigatrice che scandaglia alibi e possibili moventi dei personaggi che hanno avuto a che fare con la vittima, il giovane Jukka. Trovato ucciso con una ferita alla testa nei pressi della villa dei suoi genitori, Jukka si trovava lì per trascorrere il week end in compagnia di un gruppo di amici, impegnati nelle prove del coro di cui facevano parte: il colpevole non può che essere uno di loro. Ha così inizio la complessa indagine guidata dall’ispettrice Maria Kallio, il cui compito è reso ancora più difficile dal fatto di aver conosciuto e frequentato in passato la vittima e alcuni dei sospettati: non sarà semplice dipanare la matassa senza lasciarsi influenzare da ricordi e antipatie.

Narrata in prima persona, la vicenda scorre veloce basandosi su dialoghi secchi e concitati; interessante è il costante riferimento alla musica (una passione personale dell’autrice), anche nei titoli dei vari capitoli, che riprendono le strofe di un canto finlandese: Dove ti trascina la corrente, di Toiro Kuula. E se a volte alcuni nomi di luoghi o persone sono quasi impronunciabili per il lettore italiano, almeno la protagonista – Maria – ci appare subito familiare e simpatica, se non altro per averci risparmiato la fatica di rileggere più volte il suo nome.