Il romanzo è assai pregevole in quanto solo in parte è un classico giallo, è anche e soprattutto una biografia romanzata; Gores ambienta il suo racconto nel 1928 a San Fancisco dove Hammett vive e sta per pubblicare Piombo e sangue, aveva già finito una prima stesura de Il falco maltese. Non sono passati troppi anni da quando ha lascito la Pinkerton, era la fine del 1921, non si è ancora scrollato da dosso la maschera del vecchio mestiere; la sua fama di scrittore non è ancora così vasta, un vecchio amico lo cerca per chiedergli una mano su caso ma Hammett rifiuta, questo suo gesto può essere la causa della morte violenta dello stesso amico, diviene quindi la molla per tornare in azione. Deve affrontare ancora quel mondo che la sua letteratura ha appena iniziato a raccontare, deve tornare rovistare nei torbidi sottofondi di una città intimamente corrotta. Tra l’azione di investigazione e pestaggi la trama prosegue con sua avvolgente fascinazione, ma per l’appassionato delle lettere, per il cultore dello scrivere è ancor più piacevole incappare in brevi capitoli dove all’indagine maestra si sovrappone al lavoro di scrittore. Così lo ritroviamo mente apre la corrispondenza e trova dei racconti rispediti, con richieste di riscrittura, dalla rivista Black Mask e dal mitico Capitano Shaw, suo diretore di quegli anni. Allo stesso tempo riceve dall’editore Alfred Konpf una lettera entusiasta per Il bacio della violenza, aggiunge considerazoni su alcuni personaggi. Il romanzo di Gores ci lascia vedere una delle ultime indagini (di fantasia) di Hammett che si intreccia con la sua nascita come scrittore (reale), con il salto dal racconto in rivista al romanzo pubblicato. Uno dei pregi del libro è proprio in questo passaggio, in questo cambiar pelle del detective in scrittore, in questa commistione tra realtàe fantasia.