Un cadavere al giorno di Charlotte Armstrong, Mondadori 2012.

Un cadavere al giorno leva il medico di torno, mi verrebbe voglia di dire, leggendo questo bel libro della Armstrong. Bessie Gibbon, vent’anni, morti il padre e la madre va a vivere dallo zio Charles, ricco una cifra, sposato con Lina. Casa “alta, stretta, scostante”, zio brutto, spaventoso e strano amante del gioco a tavola reale che sta svolgendo con Bertram, Hudson, Guy: il Ranocchio, il Vescovo e il Cicisbeo, lui è il Pirata (secondo Bessie). Le pedine sono a forma di ometti, uno dei quali, quello rosso dello zio, viene trovato sul cadavere di  Hudson ucciso nel suo studio a partita finita con una ferita di arma da fuoco. Ultima frase del morto “Non l’avevo visto”.

Ad indagare, oltre la polizia, l’ex insegnante MacDougal Duff, alto, snello, le mani affusolate, occhi nocciola, palpebre pesanti, stanco e un po’ triste. “Le azioni dell’uomo dipendono dalle sue emozioni” è il motto dell’investigatore per hobby, importante conoscerle per capire il significato di certe azioni. Un brivido di paura che scuote Bessie colpita subito dal bel giornalista John Joseph Jones (un po’ di sentimento mischiato con l’ansia ci sta bene). Gli ometti rossi assomigliano alle caramelle Peppinger e forse c’è qualche legame con questo piccola leccornia.

Una vendetta del passato, l’assassino che viene di fuori o è, addirittura, fra loro, altro morto ammazzato con un coltello nel cuore e un altro ancora strangolato con il cordone di un accappatoio. E Duff a spiegare l’ambaradan, a setacciare le emozioni, a vagliare certi elementi come un orologio di un termostato rotto, e allora c’entra pure il caldo e il freddo.

Classico mystery basato sugli orari, i travestimenti e… e, come già detto, le emozioni.