“La compagnia si era arrestata, e gli uomini, come potete immaginare, adesso erano più sobri di quand’erano partiti. La maggior parte di essi non volle saperne di proseguire, ma tre di loro, i più audaci, o forse i più ebbri, spinsero i cavalli giù per il goyal. Ora, questo si apriva in un ampio spazio nel quale si ergevano due di quelle grandi pietre che si possono tuttora vedere laggiù, e che vi furono poste da un qualche popolo dei giorni antichi oggi dimenticato. La luna splendeva luminosa sullo spiazzo, e là, proprio al centro, giaceva l’infelice fanciulla nel punto stesso in cui era caduta, morta di paura e di stanchezza. Ma non fu la vista del suo corpo, e non fu nemmeno quella del corpo di Hugo Baskerville che giaceva vicino a lei, che fece rizzare i capelli sulle teste di questi tre spacconi temerari, ma il fatto che, ritta sul cadavere di Hugo, e intenta ad azzannargli la gola, c’era una creatura mostruosa, una grande bestia, nera, la cui forma assomigliava a quella di un segugio, ma che era più grossa di qualsiasi cane su cui occhio mortale abbia mai posatolo sguardo. E proprio sotto i loro occhi, la bestia dilaniò la gola di Hugo Baskerville, strappandogliela via, e poi si girò puntando gli occhi fiammeggianti e le mandibole gocciolanti su di loro; al che i tre lanciarono grida di terrore, e pensando solo a salvarsi la pelle ripartirono al galoppo, ancora urlando, sulla brughiera. Si narra che uno di loro morì quella stessa notte a causa di ciò che aveva visto, e gli altri due furono uomini distrutti per il resto dei loro giorni.

“Tale è il racconto, figli miei, della comparsa del cane che si dice abbia perseguitato da allora la nostra famiglia così duramente. Se io l’ho trascritto, è perché ciò che si conosce bene suscita meno terrore di ciò a cui si accenna soltanto e su cui si fanno mere supposizioni. Né si può affermare  che molti membri della famiglia abbiano avuto un trapasso sereno, ché anzi i decessi sono stati improvvisi, cruenti e misteriosi. Ciononostante, possiamo rifugiarci nell’infinita bontà della Provvidenza, confidando che non punirà per sempre degli innocenti oltre la terza o la quarta generazione, come si minaccia nelle Sacre Scritture. A quella Provvidenza, figli miei, io dunque vi raccomando, e vi consiglio, per ragioni di prudenza, di astenervi dall’attraversare la brughiera nelle ore tenebrose in cui i poteri del Male si intensificano.

“Questo da Hugo Baskerville ai suoi figli Rodger e John, con la raccomandazione che essi non ne facciano menzione alla loro sorella Elizabeth”.

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Quando il Dottor Mortimer ebbe terminato di leggere questo singolare racconto, sospinse gli occhiali sulla fronte e rivolse lo sguardo a Sherlock Holmes. Quest’ultimo sbadigliò e gettò nel fuoco il mozzicone della sua sigaretta.

– Dunque? – domandò.

– Non lo trova interessante?

– Per un collezionista di fiabe.

Il Dottor Mortimer trasse fuori dalla tasca un giornale ripiegato.

– Ora, signor Holmes, ho qui per lei qualcosa di un po’ più recente. Questo è il Devon Counry Chronicle del 14 maggio di quest’anno. E’ un breve resoconto dei fatti connessi con la morte di Sir Charles Baskerville, avvenuta alcuni giorni prima di quella data.

Il mio amico si protese leggermente in avanti e la sua espressione si fece intensa. Il nostro visitatore si riaggiustò gli occhiali e iniziò nuovamente a leggere:

– “Il recente improvviso decesso di Sir Charles Baskerville, di cui era stato fatto il nome come probabile candidato liberale per il Mid-Devon alle prossime elezioni, ha suscitato un’ondata di sconforto sulla contea. Sebbene Sir Charles risiedesse a Baskerville Hall da un periodo di tempo relativamente breve, il suo carattere mite e la sua estrema generosità gli avevano guadagnato l’affetto e il rispetto di tutti coloro che erano entrati in contatto con lui. In questi tempi di nouveaux riches è rinfrancante imbattersi in un caso in cui il discendente di un’antica famiglia della contea caduta in disgrazia è stato capace di costruire una fortuna e di portarla con sé per ripristinare il passato splendore del suo casato. Sir Charles, com’è risaputo, aveva messo insieme cospicue somme di danaro grazie a speculazioni nel Sud Africa. Più saggiamente di quanti persistono fino a ché la ruota del Fato non si mette a girare contro di loro, egli aveva incassato i suoi proventi e on questi era rientrato in Inghilterra. Aveva fissato la propria residenza a Baskerville Hall soltanto da due anni, e la grandiosità dei progetti di ricostruzione e di miglioria erano sulla bocca di tutti quando la morte li ha interrotti. Essendo privo di eredi diretti, era suo espresso desiderio che l’intera campagna circostante, fintantoché lui fosse stato al mondo, dovesse avvantaggiarsi della sua buona sorte, e molti avranno ragioni personali per piangere la sua precoce dipartita. Le sue generose donazioni a opere di carità locali e regionali sono state frequentemente riportate su queste colonne.