Con il romanzo Operazione acqua di felce (2013) fa il suo positivo esordio nella narrativa gialla Franco Musolino, un autore che ha una profonda conoscenza della mafia e della ‘ndrangheta in particolare. Una conoscenza acquisita sul campo in quanto Franco Musolino ha prestato la sua opera nella direzione di varie Prefetture tutte situate in zone molto calde.

L’autore da tempo sentiva la “necessità” di scrivere non usando il solito “burocratese” fatto di frasi fatte e di stile assolutamente impersonale, così rubando il poco tempo libero dedicato che doveva essere dedicato al riposo e a un minimo di svago è nato questo romanzo che si svolge su un doppio piano di narrazione.

La prima voce narrante è quella dell’assassino, anzi dell’assassina, che narra come ha commesso il delitto e perchè è arrivata a uccidere il suo amante. Poi il settore seguirà i vari movimenti e le indagini del maresciallo Gattullo della locale stazione dei carabinieri.

Nel piccolo paese calabrese è stato ucciso con un colpo di pistola Paolo Grifo erede della famiglia Grifo, una delle due famiglie importanti del circondario, famiglie che si contendono il potere e che basta un minomo “sgarbo” perchè scoppi una sanguinosa faida.

Alle indagini dei carabinieri la  morte del giovane Grifo presenta delle anomalie in quanto il colpo mortale gli è stato sparato alle spalle con la sua pistola che poi è stata lasciata vicino al cadavere, anche il luogo e la posizione in cui è stato lasciato il cadavere non presentano i soliti segni di un delitto di ‘ndrangheta.

Forse è giusta l’affermazione del brigadiere Sanna che non si tratta di omicidio tra malavitosi ma di un “affare di mutande”. Paolo Grifo, scapolo e sempre a caccia di “fimmini” si era appartato con una donna e qualcuno, forse la donna stessa, gli aveva sparato.

La situazione si complica quando, di notte, davanti all’emporio di don Nicodemo Furfaro, viene posto un lenzuolo con sopra la testa mozzata di un gallo, una pera taglia in due, una ampolla piena a metà di vino, un cero che aveva fatto colare della cera fusa su di una ciocca di capelli corvini.

E’ un messaggio difficile da interpretare ma fatto da chi? e a chi è diretto?

Indagini difficili e complicate ancora di più quando si scopre che il proiettile che ha ucciso il giovane Grifo è stato sparato da altra pistola e non quella (che pure aveva esploso un colpo) abbandonata accanto al suo corpo.

Si arriverà a una soluzione assolutamente imprevista, ma logica.

Un romanzo giallo che gli amanti di questo genere dovrebbero leggere. Assolutamente.

un brano:

Mi volta le spalle, sprezzantemente. Non posso lasciarlo andare. Non così. Lo ammazzo! Faccio un passo in avanti, inciampo in uno sterpo, barcollo, scivolo e, quasi istintivamente, il mio indice si contrae sul grilletto della pistola. Per un attimo, solo per una frazione di secondo, mi attraversa il dubbio che forse dovrei premere ancora il grilletto. Poi, il colpo secco dello sparo spezza il silenzio del bosco e rimbalza, interminabile, tra le felci e gli alberi che fanno da corona alla radura, in un’eco prolungata che mi sorprende. Quasi fossero spari ripetuti. Un piccolo pezzo di piombo, appena più grande di uno dei bottoni della mia camicetta, è già penetrato tra le scapole indifese dell’uomo che mi ha voltato le spalle per raggiungere l’auto parcheggiata sul ciglio della camionabile. Senza un grido, lui rimane per un momento immobile; poi, stramazza lentamente tra le felci alte.

L’autore:

Franco Musolino, calabrese, oggi è prefetto di Napoli, dopo aver diretto le prefetture di Crotone, Cosenza, Reggio Calabria e Genova; in precedenza è stato viceprefetto vicario di Milano. Ha maturato una conoscenza particolare delle mafie, in particolare della ‘ndrangheta. Questo è il suo primo romanzo.

La “quarta”:

Calabria, fine anni Sessanta. La vita di un piccolo paese dell'Aspromonte, Villalba, viene sconvolta dalla notizia della morte di Paolo Grifo, il giovane erede di una delle famiglie che contano nella 'ndrangheta locale. Lo hanno trovato riverso tra le felci, in una radura sulla montagna, ucciso con un colpo di pistola alle spalle. Faida tra famiglie mafiose? Delitto passionale? Il nuovo comandante della Stazione dei carabinieri, il maresciallo Giuseppe Gattullo, non ha ancora avviato le sue indagini che il paese è scosso da un secondo misterioso fatto. Davanti alla saracinesca dell'emporio di Villalba durante la notte qualcuno deposita su un lenzuolo alcuni macabri reperti. Un messaggio? Un avvertimento? Una minaccia? E a chi? Tutti in paese si aspettano che da un momento all'altro scorra il sangue della vendetta dei Grifo, e il maresciallo Gattullo è costretto a condurre le sue difficili ricerche in un ambiente che non ama certo la legge ufficiale, perché ripone una cieca fiducia nella giustizia che tradizionalmente impongono le Famiglie. Parallelamente al maresciallo e ai comandi provinciali dell'Arma, infatti, si scatena una seconda e più spietata caccia all'assassino. Quale giustizia arriverà per prima? Quella dello Stato che Gattullo si ostina a difendere, aiutato da un personaggio inconsueto, la bellissima e misteriosa magava del paese, o quella inesorabile delle Famiglie?

Franco Musolino, Operazione Acqua di felce (2013)

Metamorfosi Editore, pagg. 182. euro 14,00