Matti Rönkä è nato nel 1959 nella Carelia finlandese, fatto che ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nella sua esperienza personale e nella sua carriera di scrittore. Le sue storie hanno portato sotto i riflettori della letteratura poliziesca uno dei punti più “caldi” del mondo: una tormentata terra di confine, zona di traffici loschi, emigrazione, fuga ed esilio. La Carelia, al confine fra Finlandia e Russia, viene descritta come il luogo in cui convivono vecchie e nuove ferite, quelle inflitte dal nazismo e dal comunismo e quelle causate dalla mafia, dalla disoccupazione e dalla crisi dei profughi e degli sradicati in costante ricerca di un’identità a cui aggrapparsi.

È questo lo sfondo su cui si muove Viktor Kornostajev/Käppä, l’eroe de L’uomo con la faccia da assassino, che, come dimostrato dal suo doppio cognome (finlandese e russo), vive non solo al confine fra i due paesi, ma addirittura a metà strada fra due mondi opposti l’uno all’altro: l’ormai collassato impero sovietico e l’apparentemente vittorioso capitalismo. L’intera esistenza di Viktor è un continuo scendere a patti fra istanze opposte: sempre al limite fra legalità e crimine, il personaggio di Rönkä è un detective privato disposto anche a collaborare con mafiosi e trafficanti di ogni sorta. Nato e cresciuto nell’URSS, ha alle spalle le vicende dei genitori di origine finlandese, rifugiati in Russia durante la guerra civile. Adulto, si stabilisce in Finlandia con l’intento di vivere finalmente una vita normale, ma il suo turbolento passato si ripresenta puntualmente impedendogli di realizzare il suo sogno…

Addestrato dall’Armata Rossa e sospettato di essere stato un membro del Kgb, Viktor ha da sempre creduto nei principi del comunismo, ma con la svolta degli anni Novanta è costretto ad assistere al crollo della società sovietica attorno alla quale ha ruotato tutta la sua esistenza. Un mondo intero pare andare improvvisamente a pezzi e, sul confine fra Russia e Finlandia, lo scontro fra comunismo e capitalismo pare ancora più violento.

La nuova società capitalista si diffonde ovunque, ma, al di là delle scintillanti illusioni che essa sembra garantire, ecco fare la loro comparsa i primi seri problemi di povertà e criminalità. Viktor, ma soprattutto la Carelia diventano quindi agli occhi di Rönkä il simbolo di un totale sradicamento e di una pagina della nostra storia che ancora pare difficile chiudere.

Bisogna inoltre tenere a mente che, quando Rönkä diede vita al personaggio di Viktor, il dibattito sull’immigrazione e sull’ex Unione Sovietica aveva davvero una grande presa sull’opinione pubblica e l’autore poteva disporre di molto materiale in proposito, avendo studiato storia contemporanea e avendo più volte viaggiato fra la Finlandia e la Russia. Erano poi a sua disposizione i ricordi della sua infanzia e quelli dei suoi famigliari, molti dei quali avevano preso parte alla Seconda guerra mondiale.

Anche se oggi la situazione all’interno della Carelia è estremamente diversa da quella affrontata da Viktor, non ci sono dubbi sul fatto che le storie di Rönkä continueranno ad esercitare il loro fascino sui lettori odierni e su quelli futuri.