
Il rione Moro sembra un’oasi pacifica, grazie alla pax imposta dal clan Gentile. Quando un metronotte si schianta nel quartiere, l’ispettore Romano e il vice Ajello accorrono. Forse è stato solo un incidente, ma incontrando il superiore del vigilante, l’ex collega Peppe Del Gaudio, in realtà testa di legno dei Gentile, scoprono una pista che conduce alla vedova del defunto, impiegata della banca dove sta per concludersi un affare milionario… in contanti! Diversi per indole, e alle prese con i propri insoluti, i due poliziotti si destreggiano alla meglio in una Napoli, anzi Indian Napoli, cinica e violenta tra tribù camorriste pronte a scannarsi per rimarcare la propria egemonia.
"Indian Napoli” è un titolo evocativo: lascia presagire che alcuni dei fatti descritti siano frutto di fantasia e altri di cruda realtà?
Sì, indicativo. Ho cercato di miscelare ricordi, articoli di giornale e sensazioni. De-scrivere una realtà complessa come Napoli non è semplice. Bisogna tenere conto che è una città estrema: tutto e il suo contrario convivono in (im)perfetto equilibrio.

Ferocia dei clan camorristici da una parte e disillusione della polizia dall’altra: ci sono dei vincitori e dei vinti?
Il mio è un noir classico: tutti perdono. Forse non è solo il considerare il bicchiere mezzo vuoto: è piuttosto arrendersi all’evidenza, o all’età. Magari mi sono fatto “vecchio” (ride) e vedo con la cataratta dell’esperienza.
Il passato gioca un ruolo cruciale nella definizione delle azioni e delle motivazioni dei personaggi?
Siamo figli di quello che abbiamo vissuto. Spesso agiamo credendo di farlo in autonomia, sinceramente convinti di prendere decisioni su due piedi. Idem i personaggi della storia, con i loro insoluti.
Le nostre azioni sono come rami di un albero: si allontanano dalla corteccia ma senza spezzarsi. Mai.
Che fine fa l'etica giornalistica in un contesto difficile come quello di "Indian Napoli"?
L’etica, in senso lato, è un disvalore, oggigiorno (sic). Ho letto una frase che è diventata poi l’esergo di un nuovo lavoro: è facile essere buoni, difficile è essere giusti. Aggiungerei, in primis, sui luoghi di lavoro, giornalistici e non.
Sotto le spoglie di un noir, e quindi un genere con regole narrative che il lettore si aspetta sempre di trovare, quale messaggio volevi arrivasse?
Quello di una lotta che non è impari, semplicemente difficile. Io purtroppo credo che il crimine sia parte integrante della legalità, Yin e Yang insomma. Senza l’uno non esiste l’altro. Il messaggio resta che di fondo bisogna vivere senza programmare tutto: l’accidente – non necessariamente tragico – arriva sempre tra capo e collo. Nei romanzi, ma soprattutto nella vita. Le regole vanno rispettate fino a un certo punto…
Autore: Al Gallo Editore: Mursia
Collana: Giungla gialla
In commercio dal: 15 maggio 2025 Pagine: 230 p., Brossura
EAN: 9788842568469
Costo: 17,00 Euro
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