I numeri sembrano parlar chiaro: con una tiratura media di 11180 copie per ogni opera (dato epurato delle cifre relative a edizioni scolastiche e per ragazzi), i libri gialli sembrano essere in cima alle preferenze degli Italiani. A onor del vero, la categoria che vanta tale primato comprende anche i libri d’avventura. Nonostante questo, il risultato ci pare assai significativo, specie se combinato con la crescente tendenza, da parte dei lettori italiani, a preferire gli autori di casa nostra in barba all’esterofilia di cui siamo spesso tacciati. D’altronde, in termini di gialli, noir o thriller, l’offerta degli scrittori nostrani è da anni assai varia e di elevato livello qualitativo. Non parlo soltanto degli universalmente noti e stimati Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, ma di tutta quella galassia di ottimi scrittori, più o meno conosciuti, le cui opere ogni anno approdano con regolarità sugli scaffali delle librerie italiane. A tale proposito, mi piace ricordare, fra coloro che vantano almeno una pubblicazione nel 2004: Gianni Biondillo (al suo fortunato esordio con Per cosa si uccide), Piero Colaprico (Trilogia della città di M.), Giorgio Faletti (che prova a bissare lo strepitoso successo di Io uccido con il suo nuovo romanzo, Niente di vero tranne gli occhi), Valerio Varesi (L’affittacamere) e Marco Vichi (Il nuovo venuto). L’elenco sarebbe ancora assai lungo e prossimamente il discorso sarà ripreso e ampliato proprio su queste pagine. Una cosa però è certa, la realtà del giallo italiano è forse più viva che mai e merita la crescente considerazione che, stando alle statistiche, i lettori nostrani sembrano ben propensi a tributarle.